Tra i titoli delle loro canzoni scritti a penna sui muri della sala prove per cercare di ricordarseli tutti e il sogno di realizzare un album registrato in studio, i Wolflow continuano a fare la loro musica in giro per i locali dell’isola.
I Wolflow, band oristanese ma con radici che si mischiano tra Milis e Simaxis, nascono dalle ceneri dei “Break the Seal Gently”, insieme alle bacchette e al basso di un’altra band locale, “The Defiance”. La band è composta da Michele Mureddu, (30 anni, di Oristano) voce e chitarra; Fabio Manca (27 anni, di Simaxis) basso e cori; e Mirko Rossi (30 anni, di Milis) batteria e cori.
Il trio si unisce verso la fine del 2013 e fin da subito è pronto a far emergere “dalle acque limacciose”, come dichiarano sui loro profili social, i propri pezzi di debutto. Un mix esplosivo di svariati generi musicali, difficile da contestualizzare in un unico stile.
“Definire la nostra band e la musica che facciamo”, spiega Michele Mureddu, voce e chitarrista dei Wolflow, “non è semplice. Uniamo insieme vari generi creando una cosa unica, nostra. Ci definiamo alternative rock ma semplicemente perché non sappiamo bene in quale genere ritrovarci”.
Nel 2017, i Wolflow, tra un’esibizione live e l’altra, vincono il contest al “The Hor” il Music Club di Sassari, un momento importante per la band oristanese perché gli permette di registrare il loro primo Ep dal quale è estratto il singolo con video “How it all started”. Un pezzo a cui la band tiene particolarmente perché, come si capisce dal titolo, racconta un po’ le origini del progetto.
Ma questo non è stato l’unico riconoscimento per i Wolflow. Nel 2019, la band raggiunge un altro importante traguardo arrivando in finale per il contest “Arezzo Wave Music Sardegna”, esibendosi a Carloforte lo scorso 30 maggio in occasione del “Girotonno”.
“Una bella esperienza”, come dichiarano Michele Mureddu e Mirko Rossi, “ma abbiamo deciso di non iscriverci più ai contest”. La competitività non fa parte di loro: “Non esiste un gruppo migliore di un altro. Ognuno propone la propria musica. Quindi per adesso cerchiamo di mandare avanti e produrre cose nuove”, spiega Mirko Rossi.
E parlando del futuro, i Wolflow hanno le idee chiare: “Tra i progetti futuri”, racconta sempre Michele Mureddu, “abbiamo deciso di puntare sull’italiano”.
Come per tante band locali, specialmente quelle che fanno musica propria, suonare e vivere di musica in Sardegna non è una cosa semplice, anzi. “Ci riteniamo fortunati”, spiega sempre Michele Mureddu, “ora che abbiamo un po’ di nome per noi è sicuramente più semplice suonare nei pochissimi locali che sono rimasti e che continuano a fare musica live, molti di questi tra l’altro preferiscono dare spazio alle cover band”. “I piccoli gruppi”, prosegue sempre Michele Mureddu, “devo sgomitare parecchio per emergere e far apprezzare ai gestori dei locali la propria musica. Molti di questi sono costretti a fare i live in sala prove per poter presentare gli album”.
Ma ai live, forse, i Wolflow ora preferiscono lo studio di registrazione. “Andare in studio a registrare, cosa che rifaremo a breve, per noi è sempre bellissimo, a volte anche più bello dei live”, dichiara Michele Mureddu. “Abbiamo fatto molti live anche quest’anno ma ora ci siamo fermati qualche mese per preparare un live acustico da poter registrare dal vivo e trasformarlo in un album. Magari con la collaborazione di qualche amico. Vorremo fare un evento unico, con video ecc..”.
Per una band che fa musica propria, la composizione dei brani è sicuramente un momento importante e di condivisione. “Per i pezzi, sia io che Fabio”, racconta sempre Mureddu, “portiamo in sala qualche giro improvvisato e poi tutti insieme creiamo la struttura. Non siamo una band con un leader. Come ho detto prima, cercando di definirci, siamo una cosa unica che crea, decide e sceglie tutto insieme. E’ questa la nostra forza”.
Martedì, 21 gennaio 2020