Fa instaurare rapporti, alimenta amicizie ed è tra le poche professioni che può vantare di aver dato il titolo a un film cult del cinema italiano: “Il postino”, di Massimo Troisi. Ma l’emergenza coronavirus e le misure di restrizione attuate per bloccarne la diffusione cambiano anche gli aspetti relazionali della professione dei portalettere. Un mutamento che in una piccola città come Oristano i postini avvertono maggiormente. Può testimoniarlo Andrea Orrù, 39 anni, che da 18 anni lavora con orgoglio nel centro di distribuzione di Poste Italiane in città.
“All’inizio dell’emergenza tutto era un po’ strano”, spiega Andrea Orrù. “Una delle cose principali del nostro lavoro è stare a contatto con le persone, per scambiarsi informazioni, opinioni, o semplicemente un saluto. Ora è tutto cambiato, ma ci stiamo abituando”.
“È necessario lavorare muniti di dispositivi di protezione. Soprattutto per noi che siamo in giro tutto il tempo, il pericolo è dietro l’angolo”, continua il portalettere oristanese. “Giornalmente abbiamo un cambio di mascherina e di guanti, e ci sono nuove disposizioni sulla consegna delle raccomandate e dei pacchi: siamo autorizzati per decreto a firmare dopo l’assenso del destinatario e a lasciarle nella cassetta. Nessun contatto fisico diretto con il destinatario, insomma”.
Le nuove modalità di consegna della posta cambiano inevitabilmente il rapporto con gli utenti: “Prima le persone si avvicinavano a chiedere informazioni, magari sugli uffici, sulla corrispondenza, o anche semplici suggerimenti. Ora lo fanno meno. Noi continuiamo, con le dovute distanze, a rispondere alle loro richieste”.
Anche bardato con la mascherina e i guanti, Andrea Orrù mantiene un rapporto umano con gli utenti cui suona il campanello per le consegne. “Soprattutto con le persone di una certa età, che si affezionano al portalettere. Con loro il rapporto non può interrompersi del tutto e ci tengo affinché questo non accada, per me è molto importante”, specifica Orrù, consapevole di svolgere un lavoro importante in questo periodo e di contribuire attivamente a trasferire un po’ di normalità, in una città resa quasi deserta dall’assenza di altri lavoratori, costretti a stare a casa.
“Vederci in giro può aiutare ad avere quella normalità che adesso manca”, commenta il portalettere. “Noi ci siamo sempre e personalmente mi considero fortunato a poter svolgere il mio lavoro anche in questo periodo di difficoltà per tante persone. Cerco sempre di svolgerlo al meglio, provando a superare le difficoltà oggettive che ci sono, ma penso che ce la stiamo facendo al meglio”.
L’emergenza coronavirus cambia le relazioni con gli utenti, ma anche la città nella quale i postini sono abituati a muoversi, tra traffico e caos. “La situazione in città è cambiata tanto”, conferma Andrea Orrù. “Troviamo parcheggio subito, non c’è fila ai semafori, e si vede poca gente anche a piedi. È una situazione molto particolare”.
Unica situazione immutata dall’emergenza: il rapporto con i colleghi. “Ovviamente utilizziamo anche in ufficio i dispositivi di protezione e lavoriamo su turni, con orari di ingresso sfalsati. Ma si fa comunque la pausa caffè, un momento importante della giornata, anche se in gruppi più piccoli e mantenendo la distanza di sicurezza necessaria, e la giusta attenzione. In questo momento, a dire la verità, ci sentiamo ancora più uniti del solito”, ammette Andrea Orrù, augurandosi di poter ritrovare presto la normalità.
Giovedì, 16 aprile 2020