Dal parco di Santa Petronilla a Donigala, a quello di Sa Maddalena di Silì; o ancora, il vecchio pontile e la pineta di Torre Grande. Tutti questi luoghi passati, alcuni, ai privati, altri semplicemente interdetti al pubblico, rischiano di finire nel dimenticatoio insieme al patrimonio storico-culturale ed identitario della comunità oristanese.
Una riflessione questa di Gabriele Pinna, portavoce della LIPU di Oristano – Lega Italiana Protezione Uccelli – che ha deciso di condividere in una nota rivolta al sindaco di Oristano, Andrea Lutzu. Una riflessione che ha per tema anche la fruibilità del territorio. La pubblichiamo di seguito.
Al Sindaco del comune di Oristano,
sono ormai diversi anni che il parco di Santa Petronilla a Donigala è chiuso. Sembra sia stato concesso a dei privati per una iniziativa imprenditoriale, Ne è quindi di fatto impedita la fruizione pubblica. Quel parco era molto frequentato e aveva una forte valenza sociale. Se c’erano dei problemi stava agli amministratori risolverli.
Anche il parco Sa Maddalena di Silì è chiuso e non fruibile. Anche qui problemi? Un altro luogo di forte aggregazione nel passato era il vecchio
pontile. Di giorno meta di bagnanti e la sera di pescatori e di altre persone in un’ altra area, molto frequentata e amata dagli oristanesi, sarà impedita la fruizione pubblica.
Gli indigeni, si dice, potranno passeggiare ai limiti della riserva senza disturbare la privacy dei ricchi golfisti. Non voglio qui entrare in merito alla qualità dell’intervento ma fare alcune considerazioni.
La pineta, pur abbandonata e mal gestita dagli amministratori comunali, fornisce molti benefici. Ancora è lontana la sensibilità di una qualità della vita che trovi nella natura e nel verde i suoi fondamenti e finché questa cultura non si tradurrà in bisogno condiviso, certamente sarà difficile convincere il cittadino che quella pineta è un valore aggiunto.
La pineta, per le sue caratteristiche, è un’area che fornisce servizi ecosistemici, i vari benefici che gli ecosistemi forniscono al genere umano: supporto alla vita, approvvigionamento, regolazione del clima e delle maree, valori culturali fra cui quelli estetici, spirituali, educativi e ricreativi.
Mi vorrei soffermare su quest’ultimi. Sui valori culturali che comprendono le attività ricreative. Camminare e fare sport in uno spazio verde non è solo un buon esercizio fisico ma anche mentale. Nonostante sia difficile attribuire un valore a questo beneficio, è indubbio che svolge un ruolo fondamentale per il fisico e la mente.
Molte persone trovano bellezza e valore estetico in un bosco, in uno stagno, in una spiaggia come emerge dalla scelta di mete escursionistiche e dal sostegno dato a campagne di conservazione di aree di pregio naturalistico. Molte società attribuiscono un valore elevato al mantenimento di paesaggi storicamente importanti o di specie culturalmente significative. Stare davanti a uno specchio d’acqua o sostare in un bosco, osservare gli uccelli. Da qui deriva l’apprezzamento del senso del luogo, della bellezza.
Vi sono poi gli aspetti delle attività ricreative o di eco turismo che possono avere anche risvolti economici. Non vorremmo dimenticare la forte valenza educativa e di conoscenza, la didattica naturalistico-ambientale legata al bosco, seppur di origine artificiale.
Stiamo per perdere, e lo dico con una certa malinconia, un patrimonio storico-culturale ed identitario della comunità oristanese.
Saluti,
Gabriele Pinna
Martedì, 23 giugno 2020
Il Masterplan per Torregrande… Seeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee (…) forse il Masterdimenticatoio!
I pochi turisti se vedranno la pineta la ricorderanno per l’abbandono e per le bellissime sbarre fermaaria che, è risaputo, ci aiuteranno a promuovere le ricchezze del territorio trasmettendo quel senso di accessibilità di cui la borgata marina ha bisogno