Martedì, 29 dicembre 2020
La voglia di tornare in aula il prossimo 7 gennaio è tanta da parte degli studenti oristanesi. La notizia della firma dell’ordinanza da parte del ministro Speranza che dispone il rientro a scuola per gli studenti delle scuole superiori con una presenza massima al 50%, fino al 15 gennaio, è stata accolta tuttavia con sentimenti contrastanti.
“C’è la volontà di tornare”, commenta Nicola Pusceddu, presidente della Consulta studentesca della provincia di Oristano e vice coordinatore regionale. “Speriamo di poterlo fare in sicurezza. Permangono infatti alcune criticità, legate ai trasporti e anche al senso di responsabilità dei singoli studenti”.
“Credo sia necessario imporre come criterio prioritario il fatto che si debba trattare di un rientro graduale, e la percentuale fornita dal Governo ne è una conferma. Il rientro a scuola è importante, ma la salute lo è di più”, commenta Niccolò Zucchelli coordinatore regionale delle consulte studentesche.
“Siamo contenti di tornare perché la Dad non è scuola”, commenta Leonardo Murgia, rappresentante d’istituto del Tecnico Mossa, “ma sosteniamo anche che per tornare senza avere sicurezze, è meglio non tornare. Non vorremmo trovarci nelle condizioni fare una settimana di lezioni per poi tornare in Dad”.
Qualche dubbio anche sulla tempistica: “Torniamo tra l’incertezza perché passiamo dall’essere in zona rossa il 6 gennaio ai banchi di scuola, senza conoscere gli esiti delle festività sui contagi”, spiega Murgia.
I rientro tra i banchi per il 50% degli alunni in maniera alternata sembra comunque – a oggi – la soluzione migliore per il territorio.
“È quella praticabile, l’unica”, commenta il dirigente del Don Deodato Meloni, Gian Domenico Demuro, fortemente contrario ai doppi turni: “Fare entrare alcuni studenti alle 10 con uscita alle 16 significava negar loro il tempo per lo studio. Abbiamo numerosi pendolari che sarebbero tornati a casa troppo tardi, avrebbe compromesso anche il momento della cena. Nel nostro territorio non è praticabile”.
“Noi faremo a rotazione, prevedendo la presenza di classi alternate. In questo modo riusciremo anche a garantire la presenza di un terzo dei convittori: 30 su 90”, precisa Demuro. “Il problema si porrà quando dal 50% di presenze si passerà al 75% ed è legato al sistema dei trasporti”.
“Ci hanno inviato i banchi pensando di risolvere in questo modo i problemi, ma ciò che serviva era un adeguato servizio di trasporto e la connessione disponibile per tutti i ragazzi”, conclude il dirigente del Don Deodato Meloni, convinto della necessità di “tenere i numeri bassi, per evitare assembramenti”.
Vede la cosa in maniera positiva il dirigente del Benedetto Croce, Salvatore Maresca: “Ci si è allineati alla percentuale dei trasporti, ma siamo pronti anche a ipotizzare il 75% di alunni in presenza”.
Anche Maresca come il collega Demuro commenta sollevato l’abbandono dell’ipotesi degli ingressi scaglionati: “Per noi che abbiamo alunni che frequentano anche il pomeriggio le lezioni di musica, con primo turno alle 14.10, sarebbe stato un grosso problema”.
“Il 50% di classi in presenza è molto più semplice”, commenta ancora Maresca, che spiega: “Organizzeremo le lezioni in modo tale che delle 49 classi totali entrino un giorno 25 e il giorno dopo 24 classi”.
Erano già pronti a ospitare il 75% delle classi gli Istituti del De Castro di Oristano e Terralba: “Nel periodo di Natale abbiamo dovuto lavorare per impostare l’orario sul 50% delle presenze”, commenta Tilocca, critico rispetto alle continue pressioni sul mondo della scuola: “Abbiamo cambiato cinque orari nel corso dei mesi e anche questa volta faremo quello che ci viene richiesto”, continua il dirigente. “Pubblicheremo i nuovi orari il 5 gennaio, in modo da avere la certezza che siano quelli definitivi”.
“Abbiamo diviso le classi di tutti gli istituti in quattro corpi omogenei”, spiega Pino Tilocca. “Due su quattro a rotazione seguiranno le lezioni in presenza”.
“Questa soluzione”, conclude il dirigente del De Castro, “va a eliminare un problema che non è stato risolto: quello dei trasporti, che prima o poi però andrà risolto alla radice”.
Chissà perché la soluzione migliore l’ha presa il De Castro, tutti gli altri non ci sono arrivati. Che vergogna dividere le classi al 50% o 75% invece di ridurre le sezioni. Voglio vedere un professore spiegare due volte la stessa lezione visto che il 50% a casa non farà nulla. E poi per una settimana (forse)… che genio
Troppa fretta.
E come si sa la fretta è una cattiva consigliera.
È come fare un intervento chirurgico. C’è il chirurgo ma mancano anestesista e sala operatoria.
Forse il governo ci vuole dare il colpo di grazia.