Con una proposta progettuale da 15 milioni di euro, il Comune di Oristano partecipa al bando nazionale “Qualità dell’abitare” con una proposta destinata alle frazioni. Il decreto interministeriale stanzia 853 milioni di euro per riqualificare e incrementare il patrimonio residenziale sociale, rigenerare il tessuto socio-economico, l’accessibilità, la sicurezza dei luoghi, per una maggiore coesione sociale e qualità della vita.
Il programma promuove processi di rigenerazione di ambiti urbani da attuarsi attraverso strategie che attribuiscano all’edilizia sociale un ruolo prioritario, mirate a dare risposte coerenti ai bisogni che caratterizzano l’ambito prescelto, costituita da interventi e misure riconducibili a cinque linee d’azione:
- riqualificazione e riorganizzazione e incremento del patrimonio destinato all’edilizia residenziale sociale;
- rifunzionalizzazione di aree, spazi e immobili pubblici e privati anche attraverso la rigenerazione del tessuto urbano e socioeconomico e all’uso temporaneo;
- miglioramento dell’accessibilità e della sicurezza dei luoghi urbani e della dotazione di servizi e delle infrastrutture urbano-locali;
- rigenerazione di aree e spazi già costruiti, soprattutto ad alta tensione abitativa, incrementando la qualità ambientale e migliorando la resilienza ai cambiamenti climatici anche attraverso l’uso di operazioni di densificazione;
- individuazione e utilizzo di modelli e strumenti innovativi di gestione, inclusione sociale e welfare urbano, nonché di processi partecipativi, anche finalizzati all’autocostruzione.
“Tutti gli interventi”, spiega il sindaco Andrea Lutzu, “devono mirare a soluzioni durevoli per la rigenerazione del tessuto socioeconomico, il miglioramento della coesione sociale, l’arricchimento culturale, la qualità dei manufatti, dei luoghi e della vita dei cittadini, in un’ottica di innovazione e sostenibilità, con particolare attenzione a quella economica e ambientale, senza consumo di nuovo suolo, fatte salve le eventuali operazioni di densificazione e in questa direzione andranno gli interventi proposti per le frazioni. Gli interventi devono assicurare prossimità dei servizi, puntando alla riduzione del traffico e dello stress, secondo i criteri della mobilità sostenibile, oltre che incrementare legami di vicinato e inclusione sociale”.
Si potrà intervenire esclusivamente su beni nella disponibilità del Comune. Si affiancano agli interventi di tipo materiale le azioni immateriali, con particolare riguardo alla gestione sostenibile delle aree di intervento, ai processi di valorizzazione delle relazioni tra abitanti, ai potenziali percorsi di autocostruzione, alle azioni a favore della occupabilità di soggetti svantaggiati.
“Abbiamo individuato come ambiti di intervento prioritari le frazioni e il loro sistema di connessione con la città”, precisano il sindaco Andrea Lutzu e l’assessore comunale alle frazioni Gianfranco Licheri. “Il progetto affronta il tema della qualità dell’abitare nelle frazioni, incrementandone la dotazione urbana, promuovendo l’attivazione di servizi, in coerenza con le rispettive vocazioni territoriali, in relazione con il sistema ambientale e in particolare con il parco fluviale del Tirso. Altro tema è quello del disagio abitativo: si vuole valorizzare la residenzialità nelle borgate, intervenendo sui fenomeni dello spopolamento e del degrado”.
“Sotto il profilo economico”, dicono ancora Lutzu e Licheri, “le caratteristiche delle frazioni, storicamente coniugate con l’economia agricola, possono essere pensate in termini insediativi (di social housing in particolare) all’interno di una proposta dell’abitare che coinvolga i nuovi abitanti nel mondo rurale, anche attraverso iniziative di autoproduzione. Il progetto potrebbe strutturarsi dunque intorno all’abitare rurale, come riscoperta di spazi di relazione e di nuove opportunità lavorative, in particolare (ma non solo) per soggetti fragili. Il coinvolgimento del tessuto economico locale”, conclude il sindaco, “potrebbe rappresentare un’interessante occasione per l’attivazione di percorsi di formazione e inserimento lavorativo”.
Giusto pensare alle frazioni, ma chi pensa a zone come vico Pirandello, che da ben 35 anni aspetta di essere completato? Quando piove non si riesce ad arrivare alle abitazioni e l’area destinata a verde pubblico è in abbandono totale.
Buongiorno, se possibile mi piacerebbe che spiegaste meglio, in modo un po’ più dettagliato il discorso dell’autoproduzione e dei lavori nell’ambito rurale. Mi sembra di intuire la possibilità di sviluppo in quel senso e mi sembra finalmente un’ottima idea, anche per la riqualificazione delle zone vicine alle frazioni (ora semi abbandonate).
Quindi potreste gentilmente indicare qualche idea in proposito?
Saluti