Oristano ha dato l’ultimo saluto a Enrico Fiori, scomparso due giorni fa all’età di 81 anni dopo una lunga malattia, uomo che come pochi si è impegnato nella valorizzazione delle tradizioni e della cultura della sua città.
La chiesa di Sant’Efisio, nel quartiere de “Su Brugu” dov’era nato, non ha potuto accogliere le tante persone che hanno voluto rendergli omaggio. Strapiena anche la piazzetta antistante la parrocchiale.
L’ingresso del feretro in chiesa è stato preceduto dai ballerini del Gruppo Folk Città di Oristano che proprio Enrico Fiori aveva fatto nascere nei primi anni sessanta.
Si sono stretti attorno alla sorella Maria Giovanna ed ai fratelli Angelo e Antonio, entrambi cavalieri della Sartiglia, componidori per entrambi i gremi, Antonio noto col nomignolo di “Melanzana”.
Tra i numerosi presenti il sindaco Massimiliano Sanna, l’ex primo cittadino Pietro Arca, il presidente dell’Istituzione Sartiglia Luigi Cozzoli.
Il parroco don Alessandro Floris nell’omelia ha ricordato la figura di Enrico Fiori, mettendo in particolare in risalto la figura di “Padre del folklore”.
“Se oggi siete così in tanti a salutare il nostro fratello Enrico Fiori è segno che ha fatto e dato molto per questa comunità”, ha detto il sacerdote. “Lo ha fatto promuovendo in giro per il mondo Oristano e le sue grandi peculiarità culturali e folkloristiche. Ha messo a disposizione tanto tempo della sua vita per realizzare anche il costume tradizionale che oggi rappresenta la città”.
Dall’altare l’ultimo saluto ad Enrico Fiori è arrivato da Paolo Vanacore, uno dei decani del gruppo e che oggi lo guida come oltre 50 anni fa toccò proprio ad Enrico Fiori. Anche lui ha ripercorso la lunga attività di Fiori, dalla creazione del gruppo folk alle numerose rappresentazioni in molte parti del mondo. Durante una di queste anche un simpatico episodio che nella chiesa ha regalato un sorriso: durante una trasferta nella penisola non si presentò il suonatore che doveva accompagnare i ballerini. Enrico Fiori ne reclutò uno che però era sprovvisto di costume. Recuperò un corpetto, una berretta, le scarpe, ma i mutandoni bianchi dovette realizzarli sul momento: tagliò le lenzuola del letto d’albergo e le assembló con alcune spille da balia.
“Conoscendolo, credo che prima di lasciare l’albergo risarcì i danni”, ha commentato Paolo Vanacore.
“Domenica mattina il gruppo in piazza Eleonora ha preso parte a un evento internazionale”, ha ricordato infine Paolo Vanacore, “abbiamo ballato proprio in onore di Enrico. Lui è venuto a mancare pochi minuti dopo quella rappresentazione. Credo che il fatto non sia stato casuale”.