Dipendenti comunali da equiparare a quelli regionali, approvato l’ordine del giorno

Ieri il via libera all’unanimità dal Consiglio comunale di Oristano

Foto Ufficio Stampa Comune di Oristano

Venerdì, 13 ottobre 2023

Un comparto unico Regione Sardegna – Enti locali per eliminare una disparità di trattamento, equiparare il trattamento giuridico ed economico e porre fine all’esodo dei dipendenti comunali verso altri comparti del settore pubblico. Anche dal Consiglio comunale di Oristano arriva una forte presa di posizione per l’istituzione del comparto unico dei dipendenti regionali e comunali. L’ordine del giorno, approvato ieri all’unanimità dall’assemblea civica, si aggiunge a quello approvato negli ultimi mesi dalla stragrande maggioranza dei comuni sardi e ha come destinatario il Consiglio regionale, a cui si chiede l’approvazione di una legge sul modello di Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Val d’Aosta. 

È stato il sindaco Massimiliano Sanna a presentare il testo del documento, spiegando che “il problema principale è la forte differenza contrattuale e delle retribuzioni che induce molti dipendenti a migrare verso la Regione, lasciando scoperti gli organici dei comuni. Il Cal e l’Anci stanno affrontando il problema in maniera congiunta per trovare una soluzione, così come è già stato fatto in altre regioni”.

“Con l’ordine del giorno”, ha detto in aula Sanna, “si propone dl sollecitare la Regione affinché si dia seguito ai provvedimenti legislativi regionali che già prevedono un sistema integrato del pubblico impiego, istituendo un comparto unico costituito dai dipendenti del sistema Regione e delle amministrazioni locali e realizzando la parificazione giuridica ed economica dei lavoratori. Si propone di supportare i comuni sardi nel reclutamento di nuovo personale attraverso il sostegno finanziario strutturale che garantisca un generale aumento delle entrate nei bilanci comunali”. 

L’ordine del giorno impegna Sanna ad avviare interlocuzioni con gli altri sindaci dell’isola e con l’Anci per sostenere le proposte di legge sull’istituzione del comparto unico, per la parificazione giuridica ed economica dei lavoratori e per dare supporto ai comuni sardi nel reclutamento di nuovo personale attraverso un sostegno finanziario strutturale, sollecitando di conseguenza la Regione affinché legiferi in tal senso.

A testimonianza della particolare rilevanza dell’argomento, i cui riflessi condizionano l’operatività di tutti i comuni dell’isola, è intervenuta anche la segretaria generale dell’ente, Giovanna Solinas: “C’è un senso di ingiustizia che caratterizza i dipendenti comunali da decenni: il livello stipendiale dei dipendenti comunali è molto distante da quelli regionali e di tutti gli altri enti locali. In media un dipendente del comune percepisce 30.000 euro lordi all’anno, uno dei ministeri 33.000 euro, delle agenzie fiscali 38.000 euro. Con un dipendente regionale la differenza è di 250/300 euro netti in meno al mese. Questo fa capire quanto lavorare in un comune risulti meno gratificante rispetto ad altri enti pubblici. Per il salario accessorio la situazione è addirittura mortificante: il premio di produttività in numerosi casi è di 200/300 euro lordi all’anno. Non si può sottovalutare il ruolo dei comuni, che sono il front-office della pubblica amministrazione, e il lavoro che grava sui dipendenti. Nei comuni si lavora tanto. Questo fenomeno ha generato l’esodo dei dipendenti comunali verso altri enti e in particolare la Regione. L’Ifel segnala che dal 2007 al 2021 nei comuni c’è stato un calo del 28% del personale dipendente”.

In Consiglio la posizione dei dipendenti è stata portata da Nicola Lentis, rappresentante delle rsu: “La creazione del comparto unico rappresenterebbe il superamento delle differenze contrattuali e retributive tra i lavoratori degli enti locali, un giusto riconoscimento per la professionalità, le responsabilità e i servizi tutti resi dal personale delle amministrazioni periferiche, che per loro natura si trovano in prima linea nel rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione. Inoltre, il comparto unico porrebbe fine all’esodo verso il sistema regione, reso più appetibile da una consistente differenza salariale”.

“Un esodo che nel corso degli anni ha depauperato il patrimonio di professionalità e di risorse umane”, ha aggiunto Lentis, “con aggravio di carico di lavoro per i dipendenti degli enti locali, diminuendo il livello quantitativo e qualitativo dei servizi resi alla cittadinanza. Fatto questo, reso ancor più evidente dagli ulteriori servizi e progetti in capo alle amministrazioni comunali finanziate dal Pnrr che, malgrado l’esperimento di nuove procedure concorsuali, non ha consentito a tanti comuni di reperire le risorse umane necessarie proprio perché spesso, le stesse, hanno ritenuto più conveniente il reclutamento presso l’amministrazione regionale o le sue agenzie, come verificatosi anche nel nostro stesso ente. La rsu ha aderito alla mobilitazione che nelle prossime settimane porterà a iniziative per sollecitare un impegno concreto dell’amministrazione regionale per una rapida definizione dell’argomento e l’inizio dell’iter di approvazione della proposta di legge”.

Forte il sostegno all’ordine del giorno da parte di tutti i consiglieri intervenuti nel corso del dibattito. Per Efisio Sanna (Oristano più) “il Comune è la prima forma di governo a cui il cittadino si rivolge. Da questo deriva che il carico di lavoro e la responsabilità è notevole rispetto ad altri settori del pubblico impiego. La rivendicazione di un comparto unico è giusta, ma bisogna aprire una interlocuzione con il governo al fine di evitare una impugnazione della legge”.

Giuliano Uras (Sardegna al Centro 20venti) ha evidenziato come si sia di fronte “a un fatto di giustizia: non si possono avere trattamenti dispari per dipendenti che hanno gli stessi titoli, gli stessi compiti, gli stessi impegni lavorativi, ma appartengono ad amministrazioni differenti, sia pure nell’ambito della pubblica amministrazione. Bisogna aprire una interlocuzione a livello di governo e anche europeo per porre fine a un’anomalia che cava un occhio a un cieco. Non è più possibile assistere all’emorragia che interessa tutti i comuni: a Oristano quasi tutti i dipendenti entrati in servizio un anno fa se ne sono già andati”.

Secondo Sergio Locci (Aristanis) “gli incarichi dei dipendenti degli enti locali sono ben più gravosi di quelli degli altri enti, a loro si rivolgono i cittadini. Per far fronte alla fuga dagli enti locali è naturale e doveroso trovare delle soluzioni. La differenza tra i dipendenti degli enti locali e quelli statali non è giustificabile. Il blocco delle assunzioni ha aumentato il carico di lavoro e le responsabilità. L’unificazione in un unico comparto deve essere avviata. Però attenzione: non vorrei che questa nostra iniziativa fosse strumentalizzata in vista della prossima campagna elettorale”.

6 Commenti

  1. qualcuno mi sa dire quanti dipendenti ha il Comune di Oristano e quanti lavoratori ci sono nelle partecipate? A me pare che non siano così pochi per una cittadina di 4 gatti come Oristano.

  2. I dipendenti di ruolo sono poco più di 200, circa un quarto dei dipendenti sono vigili urbani. Delle partecipate non saprei, considera che alcuni dipendenti delle partecipate lavorano all’interno del comune di Oristano per svolgere delle normalissime mansioni. Probabilmente l’anomalia è questa e nessuno si è lamentato, nemmeno le opposizioni

  3. Perché invece non abbassiamo gli stipendi dei dipendenti della amministrazione regionale,così vorrebbero venire tutti ad Oristano.😂Ecco a cosa pensa la ns amministrazione!

  4. non c’é limite alla vergogna…incredibile ..tutti d’accordo quando c’é da inzuppare il pane.
    Pensassero a risolvere i problemi della città forse sarebbe meglio… e sarebbe forse il caso di abolire i bonus che percepiscono funzionari e funzionaretti… a che titolo?? Perché raggiungono quello che chiamano obiettivo… Ma non é il loro lavoro? Ancora più vergogna.

  5. sono d’accordo, c’è troppo gap tra funzionari e il.personale senza indennità che lavora per raggiungere gli obiettivi x tutti. sono contratto obsoleti da cambiare altrimenti non si margina l’esodo.

  6. Lascio la mia testimonianza.
    Recentemente ho ottenuto la mobilità da un Comune ad un’agenzia Regionale.
    L’nquadramento nel nuovo Ente mi ha fatto perdere una progressione verticale e due orizzontali, praticamente al fine di non aumentare lo stipendio mi hanno abbassato il livello. Lo stipendio è lo stesso che percepivo in Comune, ma sono retrocessa da B5, (B3 giuridico più 2 progressioni orizzontali)… a B1!
    Oltre al danno la beffa, dopo 30 di servizio!
    Ma è normale?
    Non a tutti coloro che ottengono la mobilità in un ente regionale viene mantenuto livello economico posseduto nell’ente di provenienza (Comune) e livello retributivo dell’Ente Regionale di nuova destinazione.
    Non per tutti il passaggio al contratto regionale è stato un affare puramente economico!

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