Venerdì, 20 ottobre 2023
Ritardi nei pagamenti della misura “Ritornare a casa”, che permette alle persone con totale perdita di autonomia di ricevere assistenza per compiere tutte le attività quotidiane e di interventi medici e infermieristici frequenti, effettuabili a domicilio. Lo denunciano i caregiver di Oristano.
“Non abbiamo ancora ricevuto le mensilità di agosto e settembre”, racconta una di loro. “E il 1° novembre dovremmo presentare la documentazione per il mese di ottobre. Capisco che possa passare una settimana di tempo dalla presentazione alla busta paga, per i vari passaggi necessari, ma due mesi sono tanti”.
“Sappiamo che le assistenti sociali del Comune sono oberate di lavoro e hanno tantissime cose a cui pensare, compresa la nuova assunta di recente”, continuano. “Servirebbe una persona aggiuntiva che si dedichi a questo. I soldi ci sono. Semplificando un po’, basta un click al computer”.
“Chi di dovere in Comune deve capire il problema e affrontarlo”, continua la caregiver. “Non sono l’unica in questa situazione. Con alcuni avremmo voluto fare un gruppo per far sentire la nostra voce, ma giustamente per privacy non possiamo conoscere i nomi di tutti”.
Se i soldi non arrivano, i presidi arrivano a metà. La caregiver denuncia che i servizi e i presidi dell’Assistenza domiciliare Integrata sono carenti. “Prima l’Adi disponeva di tutte le figure”, spiega. “Ora c’è solo il fisiatra, con tempi di ricevimento dai 3 ai 6 mesi”.
“Siamo costretti a pagare le visite specialistiche e nessuno viene a domicilio”, continua. “Dobbiamo quindi aggiungere 100 euro di trasporto con l’ambulanza, oltre a sottoporre a grande stress le persone di cui ci occupiamo. Nel mio caso è una signora allettata, non vedente e che non parla”.
Problemi anche con i presidi medico-sanitari: “Sono sempre dimezzati”, la denuncia. “Questo mese in ospedale non ci sono sacche per l’urina e sono costretta a lavarle. Dei 10 pacchi di garze prescritti, ne ho ricevuto solo 5. Per non parlare della qualità di panni e traverse, che si rompono subito”.
“Sembra che stiamo chiedendo l’elemosina e invece capita che io metta soldi di tasca mia per ridare dignità alla mia assistita”, conclude.