Otto spettacoli a Oristano con il Cedac: sul palco anche Debora Villa e Federico Buffa

Si parte il 21 dicembre con "20 di risate"

Da sinistra Luca Faedda, Valeria Ciabattoni, Massimiliano Sanna e Gianni Ledda

Giovedì, 23 novembre 2023

Viaggio nella memoria, tra spiriti rivoluzionari e la tragedia della Shoah, accanto a una moderna epopea sportiva e a brillanti monologhi e scoppiettanti commedie per un vivido affresco di varia umanità con la stagione de La Grande Prosa 2023-2024 al teatro “Antonio Garau” di Oristano. Organizza il Cedac, il Circuito multidisciplinare dello Spettacolo dal vivo in Sardegna, con la direzione artistica di Valeria Ciabattoni e con il patrocinio e il sostegno dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Oristano, della Regione Sardegna e del Ministero della Cultura, e con il contributo della Fondazione di Sardegna.

Otto titoli in cartellone da dicembre ad aprile, con protagonisti del calibro di Remo Girone, che interpreta “Il cacciatore di nazisti”, emozionante pièce ispirata alla vita e agli scritti di Simon Wiesenthal con drammaturgia e regia di Giorgio Gallione; Emilio Solfrizzi e Carlotta Natoli ne “L’anatra all’arancia”, fortunata commedia di W. D. Home e M. G. Sauvajon diretta da Claudio Greg Gregori; Elvira Frosini e Daniele Timpano, autori e interpreti, insieme con Marco Cavalcoli, di “Ottantanove”, un’opera teatrale originale sul valore della democrazia, tra gli ideali della Rivoluzione francese e la caduta del muro di Berlino (Premio Ubu per il miglior nuovo testo italiano / scrittura drammaturgica e per il miglior attore / performer a Marco Cavalcoli).

Sotto i riflettori due artiste conosciute e amate dal grande pubblico per la loro vis comica come Debora Villa che (si) racconta tra sketch e battute in “20 di risate” e Annagaia Marchioro che indaga sul significato e sul potere delle parole in “#Pourparler”, mentre il celebre cronista sportivo Federico Buffa nel suo nuovo spettacolo “Number 23” racconta “Vita e splendori di Michael Jordan”; e ancora l’attore e regista Andrea Tedde inventa nuove avventure per l’eroe omerico in “Che fine ha fatto Ulisse?” e l’eclettico compositore Gipo Gurrado firma libretto, musiche e regia di “Family / A Modern Musical Comedy” per una riflessione su affetti e legami nella società contemporanea.

Un ricco e intrigante cartellone che spazia tra ironia e pathos, tra pagine luminose e oscure della storia e sentimenti, pensieri e stati d’animo di un’umanità confusa e tormentata, travolta dalle passioni con spettacoli raffinati e coinvolgenti, capaci di far (sor)ridere e pensare. Una programmazione mirata che affronta questioni cruciali del presente e temi universali, alternando la cifra ironica e provocatoria della stand-up comedy all’intreccio di parole e note, monologhi e canzoni di un inedito musical, e all’umorismo sottile e pungente di pièce come “L’anatra all’arancia” sulle sfaccettature dell’amore, tra tenerezza e passione, fedeltà e tradimenti.

Ma anche le inquietudini che inducono un non più giovane Ulisse, il vincitore della guerra di Troia, a ripartire da Itaca e la drammatica ricostruzione della follia nazista attraverso la testimonianza di uno dei sopravvissuti ai campi di concentramento e la sua sete di giustizia. Il ritratto di un’icona dello sport come Michael Jordan nell’avvincente narrazione di Federico Buffa, tra le vicende esemplari (e no) di una moderna “Family” e il vento della rivoluzione in “Ottantanove” di Elvira Frosini e Daniele Timpano, per una nuova stagione capace di affascinare gli amanti della prosa, fra teatro di narrazione e raffinate pochade con i grandi interpreti della scena italiana, come di attrarre e incuriosire nuove fasce di pubblico, per l’attualità degli argomenti e dei linguaggi.

La rassegna è stata presentata stamane al Garau dalla direttrice artistica del Cedac Valeria Ciabattoni, dal sindaco di Oristano Massimiliano Sanna, dall’assessore alla Cultura Luca Faedda e da Gianni Ledda, presidente della Pro loco, l’associazione che gestisce il teatro.

“Spero che i lavori di completamento della riqualificazione del teatro Garau vengano ultimati nei primi mesi del 2024”, ha dichiarato il sindaco Massimiliano Sanna, “le risorse ci sono e gli uffici si stanno impegnando per l’ultimazione dell’intervento. Una volta completata la riqualificazione sarà finalmente accessibile la galleria e la capienza del teatro tornerà quindi a 398 posti a sedere”.

“La stagione di prosa del Cedac ci accompagna ormai da 35 anni”, ha aggiunto l’assessore alla Cultura Luca Faedda, “ogni anno abbiamo sempre tante richieste di biglietti, ci dispiace non poter accontentare tutti”.

“Il teatro Garau è la casa dell’arte e noi”, ha detto stamane il presidente della Pro loco Gianni Ledda, “siamo orgogliosi di gestirla. Oltre che per la grande prosa questa struttura è a disposizione degli oristanesi per tante altre manifestazioni”.

Il cartellone. Inizio con brio – giovedì 21 dicembre alle 21 – con “20 di risate” di e con Debora Villa (produzione Si può fare Productions) tra monologhi e sketch: un esilarante one-woman-show in cui l’artista ripercorre i primi quattro lustri di un’intensa carriera fra teatro, cinema e televisione. Una galleria di personaggi surreali e stravaganti nati dalla fantasia dell’eclettica attrice e comica: formatasi alla scuola di teatro di “Quelli di Grock” e perfezionatasi in seminari e stages tenuti da Raul Manso, Germana Giannini, Manuel Ferreira e Donatella Massimilla, Debora Villa partecipa a programmi come Colorado Cafè, Sputnik, Super Ciro, Rido e Scatafascio. Nella sitcom Camera Café interpreta la segretaria Patti; inviata de Le lene, poi conduttrice di Glob con Enrico Bertolino, protagonista con Alessia Marcuzzi di Così fan tutte, entra nel cast di Zelig e si cimenta anche con la scrittura: dopo “Amo un bastardo (ma non è il mio cane)”, pubblica “Donne che corrono dietro ai lupi”. Conduttrice di Lilit e No Comment, interpreta Elisabetta Conforti in “Benvenuti a tavola – Nord vs Sud e Annamaria ne “I Cesaroni”, vince la prima edizione di Pechino Express con Alessandro Sampaoli, nel cast di “Matrimonio al Sud” di Paolo Costella e “Un Natale al Sud” di Massimo Boldi, nel 2018 Debora Villa debutta al Piccolo Teatro di Milano con lo spettacolo “Matilde e il tram per San Vittore” con testo e regia di Renato Sarti. In “20 di Risate” l’artista affronta diversi temi, “dalle favole alla gravidanza, dai problemi dell’età alle riflessioni sul tempo, da Aristotele ad Eva… da Pioltello a qui”, senza mai rinunciare all’ironia e alla leggerezza.

Una riflessione sull’importanza delle parole – lunedì 15 gennaio alle 21 – con “#Pourparler”, uno spettacolo scritto da Giovanna Donini, Annagaia Marchioro e Gabriele Scotti in chiave di stand-up comedy, con costumi di Ncsp video di Ndr e Slap Tv (produzione Brugoledco) e interpretato dall’attrice e comica Annagaia Marchioro, con apparizioni “a sorpresa” di alcuni dei suoi personaggi, come Suor Forcades e Gina Francon, la portinaia di Palazzo Chigi. “Mi hanno sempre affascinata le parole, in modo quasi erotico”, afferma Annagaia Marchioro. “Ci sono parole bellissime come trasverberazione, che significa ‘la trafittura del cuore del putto da parte dell’Altissimo’… parole controverse come sindaca o architetta… parole difficili da gestire come desiderare che deriva da sidera (astri) e significa ‘sentire la mancanza delle stelle’. E parole senza passato, come tiktoker o youtuber o influencer, che potrebbero sembrare funghi, o muffe, o scherzi di un poeta”. Nel vocabolario del terzo millennio, accanto a termini di origine greca e latina e sempre più diffusi anglicismi, compaiono neologismi scomodi ma necessari come “femminicidio” e altri inquietanti come “respingimenti”, oltre a strani eufemismi come “guerra preventiva”: il linguaggio si evolve, la grammatica riflette i cambiamenti della società. “Le parole sono parabole, raccontano delle storie”, sottolinea l’attrice e autrice. “#Pourparler gioca con le parole per raccontare storie di lotta e d’amore ma anche di odio e di ribellione. Storie che fanno ridere fino alle lacrime e lacrime che aprono scorci di paesaggi umani”.

Tra mito e modernità – domenica 28 gennaio alle 21 – con “Che fine ha fatto Ulisse?”, originale commedia in un atto scritta, diretta e interpretata da Andrea Tedde (produzione Batanea Teatro) e liberamente ispirata alla figura del condottiero greco, famoso per la sua astuzia e inventore dello stratagemma del cavallo che, ritornato in patria dopo la caduta di Troia, invece di godersi la tranquillità della vita familiare insieme con la moglie Penelope e il figlio Telemaco, anela a nuove avventure. Il suo spirito inquieto lo spinge ad affrontare ancora una volta il mare, dove aveva incontrato tanti pericoli nel lunghissimo e difficile viaggio verso Itaca, nonostante i piacevoli interludi con la ninfa Calipso e con la maga Circe, sfuggendo all’ira del Ciclope e al fascinoso canto delle sirene: la sua isola, cui aveva spesso pensato con nostalgia negli anni dell’assedio e poi nell’interminabile traversata, ormai non gli basta più. L’eroe dal “multiforme ingegno” non si rassegna a trascorrere il tempo che gli resta a casa, tra l’affetto dei suoi cari e il rispetto dei sudditi, ma né sentimenti né ragionamenti “vincer potero dentro a me l’ardore / ch’i ebbi a divenir del mondo esperto, / e de li vizi umani e del valore” come Ulisse rivela a Dante, nel XXVI Canto dell’Inferno, “ma misi me per l’alto mare aperto / sol con un legno e con quella compagna / picciola da la qual non fui diserto”. Sull’esempio della Divina Commedia, Andrea Tedde immagina nuove peripezie per il re di Itaca, che alla serenità domestica preferisce i rischi e gli imprevisti e non esita a imbarcarsi su una nave e a prendere il largo, verso l’ignoto.

La tragedia della Shoah e la “banalità del male” – venerdì 16 febbraio alle 21 – con “Il cacciatore di nazisti / L’avventurosa vita di Simon Wiesenthal” con drammaturgia e regia di Giorgio Gallione, in cui Remo Girone, attore di teatro e di cinema, diretto da registi come Luca Ronconi, Orazio Costa e Peter Stein, Miklós Jancsó, Marco Bellocchio, Ettore Scola e Cinzia TH Torrini e noto al grande pubblico per il ruolo di Tano Cariddi ne “La Piovra”, interpreta l’ingegnere ebreo sopravvissuto ai campi di concentramento, che ha dedicato la sua esistenza alla cattura e alla condanna dei responsabili dello sterminio (produzione Ginevra Media Production – Teatro Nazionale di Genova). Una pièce emozionante e avvincente, in bilico tra un romanzo di spionaggio e un’indagine storica, incentrata sulla figura carismatica di un singolare eroe moderno: Simon Wiesenthal, deportato insieme alla sua famiglia e ad altri milioni di ebrei, riuscì a salvarsi e al termine della seconda guerra mondiale iniziò a raccogliere informazioni per istruire i processi contro i criminali nazisti. Tra i fondatori del Centro di Documentazione Ebraica, il “James Bond ebreo” ha contribuito all’identificazione di uno degli ideatori della “soluzione finale”, Adolf Eichmann, rifugiatosi in Argentina; di Karl Silberbauer, il sottufficiale della Gestapo responsabile dell’arresto di Anna Frank e di Franz Stangl, comandante dei campi di Treblinka e Sobibor. “Non voglio che le persone pensino che sia stato possibile che i nazisti abbiano ucciso milioni di persone e poi l’abbiano fatta franca”, ha affermato Simon Wiesenthal. “Ma io voglio giustizia, non vendetta”.

Un inedito affresco della società tra parole e note – venerdì 1 marzo alle 21 – con “Family / A Modern Musical Comedy” con libretto, testi e musiche di Gipo Gurrado e coreografie e movimenti scenici a cura di Maja Delak: sotto i riflettori Andrea Lietti, Giovanni Longhin, Ilaria Longo, Nicola Lorusso, Roberto Marinelli, Marco Rizzo, Elena Scalet e Paola Tintinelli, che prestano corpo e voce ai protagonisti, parte di un variopinto e esemplare microcosmo (produzione Elsinor / Centro di Produzione Teatrale, con il contributo di Next-Laboratorio delle Idee). “Family” mette l’accento sull’ambiguità dei legami di sangue e d’affetto e sui fragili equilibri, le trasformazioni individuali e la complessità dei rapporti tra persone che senza essersi scelte, e senza necessariamente condividere gusti e inclinazioni, idee e passioni, si ritrovano imprigionate simbolicamente in uno stesso ambiente, a respirare la stessa aria e scambiarsi pensieri. Uno sguardo candido e disincantato su una stravagante comunità, con i suoi valori e i suoi dissensi, attraverso le canzoni, tra momenti corali e monologhi in musica, con uno stile personale in cui si fondono il teatro di prosa e la commedia musicale. Dopo “Supermarket”, una sorta di bestiario cantato e ballato, Gipo Gurrado, poliedrico musicista e compositore, autore e regista si confronta con la famiglia, nucleo fondante della società, ma anche luogo di conflitti, attingendo alla grande tradizione cantautorale, da Giorgio Gaber ad Enzo Jannacci e Lucio Dalla, per raccontare nevrosi e disfunzionalità, dilemmi e paure, solitudini e inquietudini dell’umanità nel terzo millennio.

Nel segno della rivoluzione – giovedì 28 marzo alle 21 – con “Ottantanove”, uno spettacolo di Elvira Frosini e Daniele Timpano, anche protagonisti sulla scena insieme con Marco Cavalcoli, realizzato con la collaborazione artistica di David Lescot e Francesca Blancato, con disegno luci di Omar Scala, scene e costumi di Marta Montevecchi, musiche originali e progetto sonoro di Lorenzo Danesin (produzione Teatro Metastasio di Prato, Scarti /Centro di Produzione Teatrale di Innovazione, in collaborazione con Kataklisma Teatro e Teatro di Roma / Teatro Nazionale). Il titolo rimanda a una data fatidica, quella della Rivoluzione francese che sconvolse l’Europa, con la fine dell’Ancien Régime e la proclamazione della Repubblica, fondata sui principi di liberte, egalité, fraternité e sulla dichiarazione dei diritti dell’uomo, ma anche alla caduta del Muro di Berlino. “Ottantanove non vuole raccontare una storia, o la Storia, ma immergersi in un mito fondativo, nei materiali culturali che lo hanno prodotto e che questo ha prodotto a sua volta”, sottolineano Elvira Frosini e Daniele Timpano. “L’attuale crisi della democrazia vista in rapporto con la Rivoluzione francese e con il 1989, la fase che apre la nostra epoca, oggi che il concetto stesso di rivoluzione sembra aver perso concretezza, anche se non un suo fascino rétro”. Con la loro cifra ironica e dissacrante i due artisti, che si sono confrontati con fasi cruciali del passato – da “Dux in scatola” a “Risorgimento Pop” e “Aldo morto” – si interrogano sulla realtà complessa e contraddittoria delle moderne democrazie e sulla duplice identità di italiani e di cittadini europei.

Una ricetta afrodisiaca per un’indagine sulle passioni – sabato 6 aprile alle 21 – con “L’anatra all’arancia”, una commedia maliziosa, anzi piccante firmata da William Douglas Home e Marc Gilbert Sauvajon, interpretata da Emilio Solfrizzi e Carlotta Natoli, accanto a Ruben Rigillo e Beatrice Schiaffino e con Antonella Piccolo, per la regia di Claudio Greg Gregori (produzione Compagnia Molière, in coproduzione con il Teatro Stabile di Verona). La fine di un matrimonio, perché la moglie stanca della disattenzione e delle infedeltà del marito ha deciso di lasciarlo e iniziare una nuova vita accanto a un altro uomo, induce il consorte troppo libertino a riconsiderare le proprie azioni e, sulla spinta di una tardiva gelosia, a tentare di riconquistare l’affetto della donna, cui chiede un ultimo incontro, cui è invitato anche il rivale.

La divertente pièce, con ritmi da pochade, mette in risalto sentimenti e stati d’animo dei personaggi, che si prestano e si lasciano coinvolgere in un singolare gioco delle parti: dalla disinvoltura e il cinismo dell’inizio, si passa all’amarezza e al risentimento, ai timori e all’antagonismo, sempre più evidenti dietro la maschera di indifferenza e di elegante distacco. In realtà le ferite sono ancora aperte e le reazioni sono sempre più vivaci, la coppia in crisi certo non riuscirà a risolvere i suoi problemi così facilmente, né è probabile che marito e moglie intendano davvero riconciliarsi, ma quella insolita riunione rappresenta la cartina tornasole grazie a cui far emergere divergenze e incompatibilità, incomprensioni, rabbia e disincanto troppo a lungo ignorati, per rassegnazione o in nome del quieto vivere.

Una straordinaria epopea sportiva – sabato 20 aprile alle 21 – con “Number 23 / Vita e splendori di Michael Jordan”, il nuovo spettacolo di Federico Buffa ispirato al leggendario cestista americano, le cui eccezionali qualità atletiche e tecniche e i risultati ottenuti in una folgorante carriera fanno ormai parte dell’immaginario collettivo oltre che della storia della Nba e della pallacanestro (produzione International Music and Arts). Il celebre cronista sportivo, sulle note del pianoforte di Alessandro Nidi, sfoglia la biografia e rievoca le imprese di un giocatore formidabile, dall’immenso talento e dalla spiccata personalità, con all’attivo una lunga serie di successi, nonostante interruzioni e deviazioni dal percorso, drammi familiari e infortuni, diventato icona dello sport mondiale.

“Le sue prodezze sul parquet dal 1984 al 2003 sono state linfa e traino della sua narrazione una volta diventato imprenditore, proprietario di uno dei marchi sportivi più riconoscibili al mondo”, sottolinea Federico Buffa. “Quando arriva nella lega riesce sin da subito a far capire a campioni dello spessore di Magic Johnson e Larry Bird quale sia la sua pasta, nonostante la giovane età. Una cavalcata che lo porta a vincere sei titoli Nba e a infrangere record individuali e di squadra: numeri che raccontano soltanto in parte però la grandezza di un personaggio difficile da limitare e restringere all’interno del recinto delle statistiche”. “Number 23” — come la storica maglia delle prime stagioni con i Chicago Bulls – per il ritratto di un fuoriclasse della pallacanestro: vincitore di quattro ori olimpici, oltre ai numerosi premi ottenuti nella sua intensa carriera, nel 2016 Michael Jordan ha ricevuto la medaglia della libertà dal presidente Barack Obama.

Informazioni utili. In attesa della riapertura della galleria, il teatro Garau ha una capienza di 278 posti a sedere. Chi non vuole perdersi neanche uno degli otto spettacoli inseriti nel cartellone del Cedac può acquistare l’abbonamento, proposto al prezzo intero di 95 euro e ridotto di 80 euro. I vecchi abbonati potranno acquistare l’abbonamento in prelazione mercoledì 29 e giovedì 30 novembre, dalle ore 16 alle 20 al botteghino del Garau. Due le giornate dedicate alla vendita libera degli abbonamenti, venerdì 1 dicembre e sabato 2, sempre dalle ore 16 alle 20 al botteghino del teatro.

Saranno una sessantina i biglietti in vendita libera per i singoli spettacoli. Li si potrà acquistare al botteghino il giorno stesso dell’evento. In questa fase, in attesa della riapertura della galleria, i biglietti in vendita libera non saranno acquistabili online. Il tagliando per uno spettacolo avrà un costo di 15 euro, il biglietto ridotto 12 euro.

Per informazioni ci si può rivolgere a Elio Orrù (cell. 335 609 8056 – 340 253 7548 – email: hifiservice.oristano@gmail.com) o visitare il sito web cedacsardegna.it.

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