Mercoledì, 22 novembre 2023
Hanno fatto per secoli da guardiani silenti alle grandi proprietà terriere e ora sono una testimonianza artistica da tutelare, gli antichi portali che si possono ammirare a lato delle strade locali dell’hinterland di Oristano. L’associazione Italia Nostra ha dedicato loro una ricerca. Nelle settimane scorse è partito anche un progetto per il restauro.
Nonostante ora sorgano come edifici quasi isolati, i portali fungevano da ingressi a vasti poderi: solitamente oliveti, ma a volte anche agrumeti. Immettevano su lunghi viali alberati antistanti il casolare nel quale alloggiavano il custode e i suoi familiari.
La maestosità e l’imponenza di un portale avevano una funzione ben precisa, ovvero quella di rimarcare il prestigio dei proprietari, il cui stemma campeggiava in alto.
Costruiti tra la fine 1600 e il 1800, a eccezione di alcuni risalenti ai primi anni del secolo scorso, presentano numerosi stili: si va infatti dal tardo barocco e rococò, fino al neoclassico, con chiari riferimenti ai gusti dell’epoca per la costruzione degli edifici ecclesiastici.
Anche i materiali utilizzati cambiano con il passare delle epoche. I portali più antichi si presentano delle facciate con blocchi di arenaria a vista lavorati, mentre i più recenti presentano murature intonacate con raffinate modanature, bugnature e cornici.
I portali non avevano tuttavia solamente una funzione decorativa e di sfoggio della ricchezza dei proprietari terrieri: salendo sulla loro sommità, i custodi potevano avere un buon controllo dei territori circostanti e gli imponenti cancelli di ferro – in alcuni casi si possono ammirare ancora quelli originali – difendevano la proprietà dai furti.
La bellezza dei portali di Oristano
Sono numerosi i portali disseminati nel territorio di Oristano: da quelli più vicini alla città, fino a quelli della frazione di Donigala, si possono trovare affacciati su strade trafficate o nelle campagne.
A dare il benvenuto proprio all’ingresso di Oristano è il portale dell’oliveto Cabitza, sito in via Vandalino Casu, ovvero la strada provinciale 55. Di proprietà privata, è risalente al 1800 e sarebbe attribuito a padre Antonio Canu, prolifico scultore.
Il portale si presenta con muratura intonacata e stile marcatamente neoclassico: il timpano triangolare e la sua forma, ricordano un tempio greco o romano. È inoltre presente un’imponente cancello e delle lesene, scolpite a colonna.
Tra i più riccamente decorati della zona, il portale di Vito Soto si può ammirare in via Santa Maria Bambina, nella località Rimedio, ed è di proprietà privata. Attribuito a Giuseppe Viana, è stato costruito nel 1700 utilizzando arenaria e trachite rossa, apprezzabili a vista.
La facciata è decorata con lesene e giochi scultorei: si possono ammirare dei bassorilievi, una croce scolpita, un grande cancello in ferro battuto finemente elaborato e sulla sua sommità delle decorazioni che lo rendono ancora più imponente agli occhi del visitatore.
Esplorando i portali del suo territorio, non si può non fare tappa nella città di Oristano, ricca di monumenti e bellezze architettoniche. Le vie centro storico, sulle quali si affacciano edifici importanti, il palazzo degli Scolopi, la torre di Mariano II, la cattedrale di Santa Maria Assunta e la chiesa di Santa Chiara, raccontano la storia della città. Ogni anno, a Carnevale, Oristano si anima con la Sartiglia, giostra equestre simbolo della città.
Spostandosi a Donigala, frazione di Oristano, sono addirittura quattro i monumenti che si possono ammirare. Si parte dal portale dell’oliveto degli Scolopi, sulla strada statale 292, anch’esso di proprietà privata.
Costruito nel XIX secolo presenta una muratura in mattoni pieni cotti, con pietre basaltiche e di arenaria intonacata e decorata con lo stucco. La particolarità di questo edificio è la presenza di una scala che conduce a un attico, dal quale si poteva scrutare l’orizzonte.
Sulla stessa strada, si può fare tappa al portale dell’oliveto dei Carmelitani, privato e risalente al 1800. Anche in questo caso si potranno ammirare i mattoni pieni cotti e la pietra intonacata. Presenti delle lesene a colonna e un cancello in ferro finemente lavorato a ricordare un fiore. Sulla sommità tondeggiante svetta una croce di ferro.
Decisamente più semplice e meno elaborato, il portale dell’oliveto Passino sorge in via Oristano, tratto della SS 292 collocato all’interno del centro abitato di Donigala. Appartenente a privati, si presenta a forma di capanna, con parte centrale della sommità tondeggiante, con arco a tutto sesto e muratura in mattoni pieni intonacati. Non si conosce né il periodo di costruzione, né l’autore.
In piazza Chiesa, sempre a Donigala, si potrà infine ammirare il portale dell’oliveto Loffredo, risalente al periodo compreso tra il XVII e il XVIII secolo.
Di proprietà privata, presenta uno stile roccocò con muratura in mattoni cotti intonacati e decorati con stucchi. Sulle grosse lesene a colonna, si può ammirare una sommità decorata a volute. È inoltre presente il cancello.
Anche Donigala nasconde delle perle imperdibili: entrando nel cuore della frazione, si potrà fare tappa al Santuario della Nostra Signora del Rimedio, luogo al quale gli oristanesi sono particolarmente legati e che ogni anno ispira una forte devozione in occasione della Festa del Rimedio, a inizio settembre.
Oltre Oristano
Lasciandosi alle spalle Donigala e proseguendo sulla statale 292 in direzione Riola Sardo, si possono incontrare numerosi portali.
I primi due sono i portali privati dell’oliveto Sotgiu. Entrambi realizzati tra il XIX e gli inizi del XX secolo, riprendono lo stile sobrio del neoclassico e sono simili ai portali delle case a corte della Marmilla e del Terralbese.
Il primo portale presenta mattoni cotti e crudi intonacati, con ogni probabilità utilizzati anche nella costruzione del suo compagno. L’apertura dell’arco è ampia e a tutto sesto, affiancata da lesene scolpite a colonna. Affacciandosi dal cancello in ferro, si potrà ammirare una loggia con soffitto a incannucciato, ovvero fatto di canne intrecciate.
Anche il secondo portale presenta lo stesso soffitto e un imponente cancello di ferro. L’arco è a tutto sesto e circondato da una cornice (ghiera) e una bella modanatura orizzontale.
Rimanendo sulla SS 292, si può fare tappa al portale dell’oliveto Pisanu, di proprietà privata, costruito tra il XVIII e il XIX secolo. La muratura in mattoni cotti intonacati, lascia spazio a decorazioni interessanti: l’arco presenta delle graziose semicolonne a sostegno, mentre l’intero monumento, nella cui loggia interna è presente una volta a botte, è sormontato da una sommità completata da volute.
Spostandosi a Cabras, ci si troverà invece in presenza degli unici due portali di proprietà pubblica, posseduti dal Comune. Sulla strada provinciale 1 c’è il portale dell’oliveto di Donna Annetta, datato dallo studioso Osvaldo Lilliu come costruzione della fine del XVII secolo.
Imponente, questo monumento è dotato di scala e ambienti interni intonacati. Si presenta a capanna, con muratura in arenaria decorata con colonne e lesene. Nel timpano si potranno ammirare tre finestrelle con arco inflesso. Il portale è stato oggetto di restauro intorno alla fine degli anni ‘80 del secolo scorso.
In via Gallura, invece, un altro esempio di portale risalente alla fine del 1800 e gli inizi del 1900, ovvero quello dell’oliveto di Don Peppi. Piuttosto semplice e di foggia neoclassica, presenta una muratura in arenaria con modanature e cornicione a stucco.
Famoso per la bellezza delle sue spiagge, che fanno parte dell’area marina protetta del Sinis,il comune di Cabras sa affascinare con la sua storia. Dai Giganti di Mont’e Prama custoditi nel Museo archeologico “Giovanni Marongiu”, fino al borgo di San Salvatore e l’antica città di Tharros, il territorio cabrarese è un autentico museo a cielo aperto. Alla vocazione turistica, Cabras unisce un’economia fiorente basata sulla pesca nello stagno e gli specchi d’acqua circostanti e la produzione della bottarga, eccellenza enogastronomica apprezzata in tutto il mondo.
Ridare vita ai portali
Grazie a 120.000 euro di fondi del PNRR dell’Unione europea e un cofinziamento del 20% da parte dei proprietari dei portali, nel mese di ottobre di quest’anno hanno preso ufficialmente il via i lavori di restauro dei portali degli Scolopi, dei Carmelitani, Passino e Pisanu.
Con soggetto attuatore la Regione Sardegna e gestore dell’intervento il Ministero della Cultura, il progetto di restauro è nato dall’iniziativa dell’ingegnere Riccardo Meli e della sua collega, l’architetto Claudia Scarpellini.
Per ricostruire in maniera ancora più dettagliata e approfondita la storia dei portali, l’ingegnere Meli e l’architetto Scarpellini sono alla ricerca di nuove testimonianze fotografiche e documentali da consentire la creazione di una raccolta. Chiunque ne avesse, potrà inoltrarle all’indirizzo mail portalicampestri@gmail.com.
La ricerca di Italia Nostra
Nel 2022 la sezione oristanese di Italia Nostra, associazione nazionale per la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale italiano, ha dedicato a questi monumenti unici un’interessante ricerca. “Lo studio è stato presentato lo scorso anno nell’ambito del progetto “Alla ricerca dei beni comuni”, promosso dalla sezione nazionale dell’associazione”, ha spiegato la presidente Anna Paola Camedda.
“Si trattava di un’iniziativa di valorizzazione di beni comuni minori da riportare all’attenzione e far riscoprire”, ha continuato. “Abbiamo dunque proposto i portali e portato avanti la ricerca incaricando l’architetto Francesco Deriu per lo studio e le foto ai monumenti. Ci siamo focalizzati inoltre sulla loro storia e funzione, venuta meno con lo scorrere del tempo”.
Questi monumenti sono stati per lungo tempo dimenticati. “I portali sono stati sotto i riflettori circa una ventina di anni fa con lo studio promosso dal Centro servizi culturali Unla di Oristano, che ha portato alla produzione di un documentario, curato nella parte fotografica dal regista Antonello Carboni e in quella storico-critica dal professore Ivo Serafino Fenu. In contemporanea anche i Quaderni Oristanesi hanno pubblicato un articolo sul loro abbandono e la necessità di intervento per un restauro”, ha dichiarato Camedda. “Dopo di che purtroppo i portali sono come stati dimenticati, fino alla nostra ricerca dello scorso anno”.
L’associazione si è spinta oltre. “Era nostra volontà promuovere la ricostruzione e la riscoperta di questi beni”, ha continuato la presidente Camedda. “Abbiamo dunque deciso di promuovere la creazione di uno sportello di consulenza per i privati che volessero usufruire dei fondi del PNRR per il loro restauro. Purtroppo solamente un proprietario si è interessato, tuttavia abbiamo poi saputo che altri hanno presentato dei progetti alla Regione e ora si sta in effetti lavorando ai progetti di restauro. Come si era già detto vent’anni fa: se non si fa qualcosa, andranno persi. Dunque è importante che vengano valorizzati e recuperati”.
Italia Nostra ha molto a cuore i portali. “Sono manufatti architettonici belli e unici dei nostri paesaggi. Si rifanno ad altre architetture oristanesi, come la chiesa del Carmine, per citarne una, e raccontano la storia dei nostri territori attraverso il loro sviluppo agricolo, i decreti per le coltivazioni e le dominazioni che si sono susseguite nell’Isola”, ha illustrato la presidente Anna Paola Camedda. “Alcuni sono molto scenografici e utilizzano delle astuzie che stupiscono: per esempio il portale di Vito Soto è posto di sbieco proprio per essere ammirato a pieno”.
Secondo la sezione oristanese dell’associazione di tutela, i portali hanno un gran potenziale turistico. “Quando abbiamo predisposto la ricerca e proposto il recupero, abbiamo pensato alla creazione di un circuito che coinvolgesse anche le aziende ancora presenti al di là dei portali: queste ultime potevano accogliere i turisti e dunque promuovere i propri prodotti, facendoli conoscere ai consumatori”, ha concluso Camedda. “Speriamo che un giorno i portali vengano valorizzati e apprezzati a pieno”.
L’interessante ricerca di Italia Nostra è disponibile a questo link.
[ Progetto realizzato in collaborazione con l’Assessorato al Turismo della Regione Sardegna ]