Si alza il sipario del Teatro Garau su un nuovo appuntamento con la stagione della prosa del CeDAC: sul palco oristanese l’attore Remo Girone ne “Il cacciatore di nazisti/ L’avventurosa vita di Simon Wiesenthal”. Diretto da Giorgio Gallione, lo spettacolo andrà in scena venerdì 16 febbraio alle 21.
La pièce si ispira ai libri e alle memorie dell’architetto e scrittore Simon Wiesenthal e si propone come una riflessione non solo sulla banalità del male ma anche sulla sua genesi, per raccontare la tragedia della Shoah attraverso la testimonianza di una delle vittime. Si tratta dunque di una moderna epopea trasfigurata in uno spettacolo di teatro civile per combattere la rimozione e l’oblio.
Con un viaggio nella storia del Novecento, Girone presta voce e volto al James Bond ebreo, un architetto vittima della persecuzioni antisemite che – sopravvissuto alla deportazione e all’orrore dei lager – ha dedicato la propria resistenza a una ricerca di giustizia, con l’identificazione dei nazisti colpevoli di efferati crimini contro l’umanità.
“Il cacciatore di nazisti / L’avventurosa vita di Simon Wiesenthal” è uno spettacolo teatrale originale, scritto e diretto da Giorgio Gallione, che firma anche il progetto artistico insieme con Gianluca Ramazzotti. Le scene sono di Guido Fiorato e disegno luci di Aldo Mantovani (assistente alla regia Matteo Magazzù, assistente alla scenografia Lorenza Gioberti); i costumi delle Sorelle Ferroni, l’organizzazione generale è curata da Giulio Corrente. La produzione è affidata a Ginevra Media Production e Teatro Nazionale di Genova.
Il sipario si apre sul protagonista, nel suo ultimo giorno di lavoro nel Centro di documentazione ebraica da lui fondato, circondato dall’archivio che custodisce i risultati di un impegno durato quasi sessant’anni, durante i quali l’architetto è diventato scrittore, consegnando alle stampe libri e memorie di un’impresa titanica, ma pure necessaria, per tenere accesa la fiaccola della verità.
Una realtà incontestabile che gli stessi liberatori ritennero opportuno fotografare e filmare, trovandosi davanti agli occhi uno spettacolo terribile, al di là di ogni immaginazione, certi che se avessero provato a descriverlo nessuno ci avrebbe creduto: una distopia divenuta concreta in cui veniva negato ogni principio di umanità.
La pièce narra la vicenda di un eroe moderno, di un testimone che ha fatto proprio il peso di tante esistenze spezzate, il dolore di milioni di persone, di tutti e di ognuno. “Le ferite che ci sono state inferte non guariranno mai. Ma siamo sopravvissuti, e il fatto di essere ancora in vita ci impone alcuni obblighi…”, spiega Wiesenthal in un passaggio cruciale della sua opera “Max e Helen”. “Io non mi porto soltanto dietro il ricordo di ciò che ho personalmente subito, ma anche di ciò che molti testimoni mi hanno confidato dei loro personali tormenti. E a volte accade che i confini tra me e loro scompaiano, e allora mi riesce difficile distinguere tra la mia esperienza e quella di un altro”.
La sua incessante ricerca si nutre non solo dell’esigenza di punire i colpevoli, ma soprattutto della consapevolezza del dovere morale di prestare ascolto alle vittime, di offrire a coloro che hanno vissuto esperienze terrificanti la possibilità di parlarne, di confrontarsi con quell’incubo e di ricevere comprensione e solidarietà umana in un mondo che tende sempre più all’indifferenza e all’oblio.
Remo Girone. Figlio di emigrati italiani in Eritrea, nato nel 1948, Remo Girone dopo il diploma lascia l’Africa e si trasferisce a Roma per studiare Economia e commercio, poi però si diploma all’Accademia nazionale d’Arte drammatica. Debutta nel cinema con il film ‘Roma rivuole Cesare’ (1972) di Miklos Jancsò, e due anni dopo Marco Bellocchio gli affida il ruolo di protagonista nel film ‘Il gabbiano’, presentato in concorso al Festival di Cannes.
Negli anni seguenti partecipa a numerose produzioni, tra cui ‘Corleone’ (1978) di Pasquale Squitieri, e ‘Il viaggio di Capitan Fracassa’ (1990) di Ettore Scola. La notorietà presso il grande pubblico, anche a livello internazionale, arriva grazie alla fortunata e longeva serie televisiva ‘La Piovra’, di cui diventa personaggio fisso dalla terza (1987) alla settima (1995) edizione, interpretando il ruolo del faccendiere mafioso Tano Cariddi.
La sua carriera prosegue dividendosi fra televisione, teatro e cinema. In teatro recita ne ‘Lo zio Vanja’ di Cechov, diretto da Peter Stein, che ha vinto il Festival Teatrale di Edimburgo 1996. Tra le serie televisive: ‘Dio vede e provvede’ (1996) di Enrico Oldoini e ‘Fantaghirò 5’ (1996), di Lamberto Bava.
Nel 2002 partecipa alla produzione internazionale ‘Heaven’, di Tom Tykwer, da un soggetto di Krzysztof Kieslowski e Krzysztof Piesiewicz. Dal 1982 Girone è sposato con l’attrice argentina Victoria Zinny.
Giorgio Gallione, regista e drammaturgo, è stato direttore artistico del Teatro dell’Archivolto dal 1986 sino al momento in cui la compagnia si è unita al Teatro Stabile di Genova, dando vita nel 2018 al Teatro Nazionale di Genova.
Collabora con scrittori come Stefano Benni, Daniel Pennac, Francesco Tullio Altan, Michele Serra, Niccolò Ammaniti, Francesco Piccolo. Ha curato elaborazioni drammaturgiche e adattamenti da opere di Ian McEwan, Roddy Doyle, Luis Sepulveda, José Saramago, Charles Bukowski, Italo Calvino, Paul Auster, Etgar Keret. Ha diretto più volte in palcoscenico Claudio Bisio, Neri Marcorè, Angela Finocchiaro, Fabio De Luigi, Maurizio Crozza e i Broncoviz, Marina Massironi, Claudio Gioè, Giuseppe Cederna, Lella Costa, Luca e Paolo, Sabina Guzzanti, Gioele Dix, Ambra Angiolini, Giuseppe Battiston, Valentina Lodovini, Ugo Dighero.
Diplomato nel 1980 alla Scuola del Teatro Stabile di Genova, dopo aver partecipato in qualità di attore e assistente alla regia a numerosi spettacoli del Teatro Stabile, inizia la sua attività di regista nel 1981 con Il matrimonio di Bertolt Brecht e Karl Valentin. Da allora firma numerosi spettacoli per il Piccolo Teatro di Savona, il Teatro della Tosse e per compagnie private.
Tra gli altri: È arrivato un bastimento (Teatro della Tosse), Il Malato Immaginario e Ubu Re (Piccolo Teatro di Savona) ed è stato regista coordinatore per il Trio Solenghi Lopez Marchesini. Con Gli accidenti di Costantinopoli da Carlo Goldoni nel 1986 inizia l’esperienza con l’Archivolto e con i Broncoviz (ovvero Maurizio Cesena, Maurizio Crozza, Ugo Dighero, Mauro Pirovano, Carla Signoris), che darà vita a numerosi spettacoli tra cui L’incerto Palcoscenico (1987), Angeli e soli da Italo Calvino (1989), Barbiturico da Raymond Chandler (1990), Il bar sotto il mare e Amlieto ovvero Il principe non si sposa (1995), scritto appositamente da Benni per la compagnia, e moltissimi spettacoli legati al settore Teatro ragazzi.
Con il Teatro Carlo Felice di Genova ha lavorato per Candide di Leonard Bernstein (2004) e per una rielaborazione de Il barbiere di Siviglia con narratore Maurizio Crozza (2005) e più recentemente ha firmato le regie di La traviata di Giuseppe Verdi (2016, 2018) e La Rondine di Giacomo Puccini (2018). Per la TV è stato capoprogetto e autore delle prime due edizioni di Crozza Italia su LA7, di Neri Poppins con Neri Marcorè per Rai 3 e “dramaturg” per Uno due tre stella con Sabina Guzzanti (LA7).
È stato inoltre autore e coordinatore artistico per Rai 3 per il Concertone del 1 maggio 2011. Giorgio Gallione ha vinto due volte il Biglietto d’oro dell’Agis, nel 1991 per Angeli e Soli e nel 2008 per Un certo signor G e ha ricevuto il Premio Hystrio alla regia nel 2005. Alla sua carriera di regista (che comprende più di 130 spettacoli) nel 2012 è stata dedicata una mostra, intitolata Un’idea di teatro, un teatro di idee ospitata da Palazzo Ducale Genova – Fondazione per la Cultura.
Informazioni. Per informazioni sullo spettacolo e prenotazioni è possibile rivolgersi a Elio Orrù, ai numeri 335.6098056 o 340.2537548 oppure scrivere all’indirizzo mail hifiservice.oristano@gmail.com. È a inoltre a disposizione il sito www.cedacsardegna.it