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mercoledì, Febbraio 5, 2025

“No alla Prefettura nell’antica reggia giudicale. Si calpestano storia e identità di Oristano”

Lunga nota dell'ex consigliere comunale Roberto Martani

L’antica reggia giudicale di Oristano

Venerdì, 18 ottobre 2024

“Riprendiamoci la reggia giudicale”. È questo l’appello lanciato dall’avvocato Roberto Martani, presidente della Commissione consiliare Urbanistica sotto la Giunta guidata dal sindaco Guido Tendas, dal 2012 al 2017.

L’ex consigliere comunale entra a gamba tesa sulle polemiche legate ai progetti di riqualificazione dell’antica reggia giudicale degli Arborea, in piazza Manno, che diventerà la sede della Prefettura di Oristano e ospiterà anche spazi dedicati alla cultura e un museo della memoria carceraria.

Martani, candidato alle ultime elezioni regionali nella lista di Progetto Sardegna, ha scritto una lunga nota in cui attacca l’attuale primo cittadino, Massimiliano Sanna, e il suo esecutivo, accusati dall’ex consigliere comunale di aver “abbandonano la trattativa per recuperare la reggia al patrimonio ideale, storico e culturale della città senza darne giustificazione”.

Di seguito la nota integrale firmata da Roberto Martani:

Leggo le dichiarazioni rese dal sindaco sulla destinazione della reggia giudicale. Non le condivido. Si parla di interlocuzioni e di trattative, ma non si definisce il perimetro entro il quale si sarebbero svolte e perché si è giunti alla, si spera solo ipotizzata, destinazione della reggia. La reggia giudicale è un immobile vincolato dalla Soprintendenza regionale per il suo interesse storico-artistico; dismesso l’utilizzo come carcere dovrebbe essere acquisito al patrimonio regionale, ai sensi dell’art. 14 dello Statuto regionale della Regione Autonoma della Sardegna. “La Regione, nell’ambito del suo territorio, succede nei beni e diritti patrimoniali dello Stato di natura immobiliare e in quelli demaniali, escluso il demanio marittimo”.

Cessata, dunque, la funzione, può essere destinato a nuova vita, in favore della comunità. Che l’amministrazione fosse consapevole del nuovo status acquisito dall’immobile lo si evince dal piano particolareggiato del centro storico di Oristano (ultimato nel 2015 dopo un percorso condiviso con cittadini e tra maggioranze ed opposizione in Consiglio comunale), là dove vi è un chiaro e preciso indirizzo che dà rilievo al recupero della reggia e della piazza de Sa Majora, in ragione di quello che hanno storicamente rappresentato e dove si auspicava la salvaguardia e del recupero dell’eredità giudicale. In contrasto, dunque, con le dichiarazione della rappresentante del Demanio, per cui “Nella continuità della vocazione storica la reggia giudicale continuerà nella sua funzione di presidio dell’ordinamento prima giudicale, poi monarchico e ora repubblicano”. Evidente il vulnus operato nei confronti della storia, si sottolinea pure quello ai danni della comunità oristanese, alla quale viene negato il diritto di recuperare i segni distintivi della propria identità, impedendo, perché no, la eliminazione delle le stratificazioni imposte dagli “ordinamenti monarchico e ora repubblicano”.

È evidente che la valorizzazione del patrimonio culturale della città, erede del Rennu de Arbaree, non potrà mai passare attraverso la trasformazione della reggia in uffici pubblici. La valorizzazione del bene deve consistere, anche secondo il codice dei Beni culturali e del paesaggio, in tutte le attività dirette a promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e ad assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica del patrimonio stesso, così promuovendo la conoscenza del patrimonio storico locale con uno sguardo verso il turismo culturale.

Oristano non può abbandonare l’idea di recuperare l’identità della capitale giudicale, negando un nuovo ruolo alla casa giudicale e alla piazza de Sa Majora, accesso originario alla città. Nel piano particolareggiato del centro storico si ipotizzava l’abbattimento del muro di cinta, una superfetazione che ne nasconde la originaria natura e deteriora l’aspetto della piazza circostante, per “aprire” la stessa piazza e rendere fruibili a tutti, integrando i due spazi, piazza e reggia, come apertura e scambio tra la città vecchia e quella nuova. La prospettiva di trasferire la Prefettura nella piazza de Sa Majora si scontra apertamente con le linee guida che il Comune si è dato sul recupero del centro storico e sulla mobilità; gli uffici pubblici moltiplicheranno le auto in centro, la ricerca spasmodica di parcheggi nell’area circostante, così scontrandosi con il progetto di Ztl del Comune.

L’esempio da seguire è l’acquisizione al patrimonio immobiliare della Regione Sardegna della Manifattura Tabacchi di Cagliari. Il Ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, la mise in vendita e lo scontro con la Regione fu senza esclusione di colpi. L’allora presidente Renato Soru si oppose su ogni fronte giudiziario per far valere l’interesse della Regione, così che l’Agenzia del Demanio fu costretta ad arrendersi e il bene venne formalmente acquisito al patrimonio della Regione. Ora, apprendiamo, invece, che la direttrice del Demanio e il prefetto di Oristano “hanno ringraziato in maniera sentita il sindaco Massimiliano Sanna per la collaborazione di questi mesi in cui si è giunti a questa soluzione che non prevede più che la storica sede del governo giudicale passi per intero all’ente locale, ipotesi ventilata per anni”.

Si sorvola sulla circostanza che la Regione avesse già avanzato richiesta di cessione dell’immobile al Ministero, il quale, da parte sua, aveva avviato le interlocuzioni necessarie per l’avviamento dell’iter del trasferimento e si evita di fornire le dovute spiegazioni. Il sindaco e la sua Giunta hanno abbandonano la trattativa per recuperare la reggia al patrimonio ideale, storico e culturale della città senza darne giustificazione. Tuttavia, le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Questa resa è un altro tassello del lento e inesorabile declino della città, una “damnatio memoriae” auto-inferta alle origini e all’identità del popolo sardo. Non posiamo rassegnarci, la città si deve opporre e fare quanto necessario per trattenere quel bene. Il sindaco ha il dovere di riferire e chiarire perché siamo arrivati a questo punto.

Roberto Martani, già presidente della Commissione Urbanistica sotto la Giunta Tendas

2 Commenti

  1. L’edificio che ospitava il carcere non è l’antica reggia giudicale, ma un edificio costruito dove un tempo questa reggia sorgeva e della quale (secondo le guide durante monumenti aperti) resta solo qualche brandello di muro. Non capisco in che modo si calpesti la storia e l’identità di Oristano utilizzando un edificio da anni chiuso e abbandonato a sé stesso.

  2. Ma figuriamoci…queste persone hanno sempre qualcosa da ridire. Ha ragione kaisaros l’edificio e’ li abbandonato e quando si trova una soluzione per non ridurlo a rudere esce fuori sempre il genio della lampada…mah

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