Giovedì, 28 novembre 2024
Da Amanda Sandrelli a Carlotta Vagnoli, passando per Lucrezia Lante della Rovere e Veronica Pivetti. Sono le novità della nuova stagione di prosa, danza e circo contemporaneo organizzata al teatro Garau di Oristano dal Cedac, il Circuito multidisciplinare dello spettacolo dal vivo in Sardegna. La rassegna ha il patrocinio e il sostegno del Comune di Oristano, della Regione e del Ministero della Cultura, con un contributo della Fondazione di Sardegna. Dieci i titoli in cartellone, dal 19 dicembre all’11 aprile. La bella notizia è l’imminente riapertura della galleria – probabilmente già dal primo spettacolo – con la capienza del teatro che arriverà così a 398 posti. Quest’anno, inoltre, sarà possibile acquistare i biglietti anche online, su vivaticket.com.
La stagione è stata presentata stamane al Garau dalla direttrice artistica del Cedac, Valeria Ciabattoni, dall’assessore alla Cultura del Comune di Oristano, Luca Faedda, dal presidente della Pro loco, Gianni Ledda, e dal responsabile tecnico e della biglietteria per la stagione del Cedac al teatro di Oristano, Elio Orrù.
“Il nostro obiettivo”, ha dichiarato l’assessore Faedda, “era offrire una stagione teatrale più ricca rispetto alle precedenti. I lavori per il completamento e la riqualificazione del Garau sono ormai arrivati alla conclusione, la nostra speranza è riavere il teatro a capienza piena già per la prima data della rassegna del Cedac. Siamo in attesa del via libera della commissione, che si riunirà nei prossimi giorni”.
“Dopo il Covid”, ha detto la direttrice artistica Ciabattoni, “il pubblico ha ripreso a frequentare con costanza il teatro Garau. Questo ci ha portato a ragionare su una proposta arricchita e multidisciplinare. Abbiamo inserito il circo contemporaneo, adatto a giovani e adulti, trasversale e divertente. Altra novità è la danza, con l’intento di ampliare ulteriormente l’offerta con creazioni coreografiche in cui l’eleganza classica si sposa alla libertà espressiva per raccontare storie e suscitare emozioni”.
Parola anche al presidente della Pro loco, Ledda. Da due anni l’associazione turistica oristanese gestisce in concessione il teatro comunale. “Fra qualche giorno il Garau ritroverà la capienza piena”, ha detto Ledda, “questa per noi è una nuova sfida. Speriamo di poter ospitare molti altri eventi ancora. Un ringraziamento speciale va a Elio Orrù, memoria storica del teatro e tecnico di fiducia”.
Il cartellone. Tutti gli spettacoli avranno inizio alle 20.30. Si partirà giovedì 19 dicembre con “ToyBoys”, un inedito concerto con i giocattoli per il divertimento di grandi e piccini. Dopo le feste ci sarà il “Sognatore Errante. To beat on not to beat?”, di e con Silvio Vargiu, venerdì 10 gennaio.
Una settimana più tardi, giovedì 16 gennaio, in scena la compagnia Artemis Danza con “Il circo di Fellini”. E poi, sabato 25 gennaio, “Vicini di casa”, versione italiana della commedia “Sentimental” di Cesc Gay, con Gigio Alberti e Amanda Sandrelli, Alessandra Acciai e Alberto Giusta, per la regia di Antonio Zavatteri.
Giovedì 6 febbraio spazio all’atteso spettacolo “Le solite stronze”, di e con l’attivista Carlotta Vagnoli, con drammaturgia sonora di Francesco Medda Arrogalla: ritratti di eroine di carta, da Madame Bovary ad Anna Karenina e Catherine Earnshaw in “Cime tempestose”, e intellettuali e artiste contemporanee, tra cui la scrittrice Michela Murgia.
Mercoledì 19 febbraio al Garau arriverà “Le gratitudini”, dal romanzo di Delphine De Vigan, con adattamento e regia di Paolo Triestino, con Lucia Vasini, Lorenzo Lavia, Paolo Triestino e Carmen Di Marzo.
La stagione proseguirà giovedì 13 marzo con “Matassine”, di Simona Bisconti, premio critica letteraria al concorso Teatro in cerca d’autore, per la regia di Anna Romano. E, ancora, giovedì 27 marzo, “Non si fa così” di Audrey Schebat, con Lucrezia Lante della Rovere e Arcangelo Iannace, per la regia di Francesco Zecca.
Sabato 5 aprile sarà la volta di Veronica Pivetti, in “L’inferiorità mentale della donna”, di Giovanna Gra, dal famoso saggio di Paul Julius Moebius. Infine, venerdì 11 aprile, si chiuderà con “Enrico IV. Una commedia”, dal dramma di Luigi Pirandello con adattamento di Fabrizio Sinisi e regia di Giorgia Cerruti, anche protagonista sulla scena con Davide Giglio, Giulia Eugeni e Luca Serra Busnengo.
Abbonamenti e biglietti. Da lunedì prossimo, 2 dicembre, e fino a mercoledì 4 coloro che hanno sottoscritto l’abbonamento stagionale lo scorso anno potranno esercitare il diritto di prelazione e confermare il proprio posto. Il botteghino, in via Serneste, aprirà dalle 16 alle 19.30.
Giovedì 5 dicembre e venerdì 6 vendita libera degli abbonamenti, sempre al botteghino, dalle 16 alle 19.30.
Il 20% dei biglietti verrà lasciato per la vendita libera: la metà saranno disponibili online su vivaticket.com (a partire dal 19 dicembre), i restanti si potranno acquistare il biglietteria al teatro Garau il giorno degli spettacoli. Per informazioni sui biglietti contattare Elio Orrù (335 609 8056).
Il costo dell’abbonamento intero è 120 euro, 100 il ridotto per gli over 65. Il singolo biglietto costerà invece 15 euro, mentre il ridotto verrà venduto a 12 euro.
Approfondimento sugli spettacoli della nuova stagione di prosa, danza e circo contemporaneo del Cedac
Inizio con brio – giovedì 19 dicembre alle 20.30 – con gli scatenati Jashgawronsky Brothers, in scena con “ToyBoys”, speciale saggio di fine anno di una scuola di musica in cui gli allievi si cimentano con un vastissimo repertorio, dai capolavori dei grandi maestri alle canzoni dei Beatles, suonando con degli strumenti giocattolo. Tra classici e virtuosistici accenti e melodie pop, gli affiatati Brother Pavel (alias Paolo Rozzi), Brother Richard (Riccardo Pinato), Brother Francis (Francesco Cigana) e Brother Thomas (Tommaso Piron) danno vita a un concerto-spettacolo che intreccia le arti circensi, tra numeri di giocoleria e spericolate acrobazie, insieme con la comicità irresistibile dei clown e la musica, in un susseguirsi di invenzioni e gag. Riflettori puntati sugli irresistibili Jashgawronsky Brothers, reduci da tournée internazionali oltre alle apparizioni sulla ribalta televisiva, da Zelig a Il Circo di Raitre, Music Quiz e Italia’s Got Talent e alla partecipazione a festival e rassegne, che propongono un coinvolgente divertissement musicale con “topolini parlanti, fattorie sonore, sonagli, trombette, bamboline, pupazzi, ukulele, flautini, chitarrine e tastierine… Immaginate i Beatles alla scuola elementare o i Queen all’asilo dopo aver svaligiato un negozio di giocattoli!”»”.
Vita d’artista – venerdì 10 gennaio alle 20.30 – con “Il Sognatore Errante. To beat or not to beat?” uno spettacolo di e con Silvano Vargiu, con la collaborazione tecnica di Francesca Nieddu, disegno luci di Tony Grandi, produzione Cantieri d’Arte Teatro della Chimera: “un attore eccentrico, idealista e tenace” porta avanti quotidianamente il proprio lavoro, tra mille difficoltà, spinto dalla passione e senza scendere a compromessi nella sua ricerca del sublime. Un (anti)eroe moderno costretto a fare i conti con contingenze sfavorevoli – dalla crisi economica agli effetti della pandemia e della guerra – che di fronte all’ennesimo insuccesso prova a interrogarsi sulla validità delle proprie scelte e sulle prospettive future. In un raffinato meccanismo meta-teatrale, il dilemma del protagonista si confonde con i dubbi amletici, mentre le sue peripezie si intrecciano con quelle di Don Chisciotte della Mancia, il cavaliere dalla trista figura nato dalla penna di Miguel de Cervantes e non mancano i rimandi al “Candide” di Voltaire con il suo inguaribile ottimismo pure nelle peggiori avversità. Tra citazioni dai capolavori di William Shakespeare e questioni esistenziali, l’attore si domanda se valga la pena di continuare a inseguire i propri sogni per realizzare il suo teatro d’arte, o se nella sua inclinazione si celi una vena di “follia”.
Viaggio nell’immaginario del grande regista riminese – giovedì 16 gennaio alle 20.30 – con “Il Circo di Fellini” della compagnia Artemis Danza, con ideazione, coreografia, regia, scene e luci di Monica Casadei, musiche di Nino Rota e costumi di Daniela Usai (assistenti alla produzione Mattia Molini e Michelle Atoe), voice over a cura di Francesco Marchi, sartoria Elena Nunziata (produzione compagnia Artemis Danza). Un omaggio al genio di Federico Fellini, uno dei maestri del cinema italiano, con il visionario spettacolo dedicato al mondo del circo, tra acrobati e clowns, in un’esplosione di colori e suoni dove ogni spettatore “ritornando un po’ bambino e recuperando quelle emozioni così vere e sincere che solo l’infanzia può regalare, viene trasportato in una dimensione nuova.. in un’atmosfera piena di poesia e sentimento”. Un fantastico e sorprendente racconto per quadri ispirato alle opere dell’autore di capolavori come “La dolce vita”, “Casanova” e “Satyricon”, “Ginger e Fred” e specialmente “La strada” e “Amarcord”, ma anche l’emblematico “I Clowns”: ne “Il Circo di Fellini” – attraverso eleganti geometrie di corpi in movimento – Monica Casadei riscopre il fascino della vita sotto il tendone e insieme la magia di “numeri” capaci di incantare grandi e piccini, come in un sogno a occhi aperti.
Variazioni sul tema dell’amore nel terzo millennio – sabato 25 gennaio alle 20.30 – con “Vicini di Casa”, versione italiana di “Sentimental” di Cesc Gay, una scoppiettante e coinvolgente commedia, traduzione e adattamento di Pino Tierno, nell’interpretazione di Alessandra Acciai, Gigio Alberti, Alberto Giusta e Amanda Sandrelli, con scene di Roberto Crea, costumi di Francesca Marsella, disegno luci di Aldo Mantovani, per la regia di Antonio Zavatteri (co-produzione CMC/Nidodiragno, Cardellino, Teatro Stabile di Verona, in collaborazione con il Festival Teatrale di Borgio Verezzi). La pièce descrive l’incontro tra Anna e Giulio, la cui relazione dopo anni di convivenza e una figlia, sembra attraversare una profonda crisi e i loro vicini, Laura e Toni, la cui storia appare al culmine della passione più infuocata: un innocuo aperitivo si trasforma in una confessione, la spregiudicatezza degli ospiti sembra contagiare i padroni di cara e una volta iniziato il gioco si fa sempre più ardito e pericoloso. Il fragile equilibrio fondato sull’abitudine e sulla tenerezza sembra destinato a infrangersi, mentre emergono amarezze e frustrazioni, nodi irrisolti e desideri inespressi: “Los vecinos de arriba” è “una commedia, libera e provocatoria, che indaga con divertita leggerezza inibizioni e ipocrisie del nostro tempo”.
La ricchezza e complessità dell’universo femminile – giovedì 6 febbraio alle 20.30 – con Carlotta Vagnoli e il suo nuovo monologo dal titolo evidentemente provocatorio, “Le Solite Stronze” con la drammaturgia sonora di Francesco Medda Arrogalla (produzione Mismaonda): la poliedrica scrittrice, autrice e speaker radiofonica, già sex columnist per GQ e Playboy, all’attivo oltre ai saggi “Maledetta Sfortuna”, “Poverine” e “Memoria delle mie puttane allegre” anche il romanzo “Animali Notturni”, propone una galleria di “donne di carta” e figure di spicco della cultura e della politica, intellettuali e artiste che hanno lasciato un segno come la scrittrice Michela Murgia. In chiave ironica, tra satira e note di costume, Carlotta Vagnoli si affida alle parole della pedagogista Elena Gianini Belotti per introdurre il tema della “differenza”, evoca eroine da romanzo come Emma Bovary e Anna Karenina, oltre alla capricciosa e ribelle Catherine Earnshaw di “Cime Tempestose”, accanto alla comandante Carola Rackete. Ne “Le Solite Stronze” l’artista fiorentina, da vari anni impegnata nel diffondere l’idea della parità e del rispetto per arginare la violenza di genere, prova a ribaltare gli stereotipi della cultura patriarcale attraverso gli esempi luminosi di donne rivoluzionarie, capaci di cambiare e migliorare il mondo.
Un poetico e commovente inno alla vita – mercoledì 19 febbraio alle 20.30 – con “Le Gratitudini”, dal romanzo di Delphine de Vigan, con adattamento e regia di Paolo Triestino, con un’intensa Lucia Vasini nel ruolo della protagonista, Michka, un’anziana correttrice di bozze che prima di “perdere le parole” vorrebbe ringraziare chi le ha salvato la vita, accanto a Lorenzo Lavia, Paolo Triestino e Carmen Di Marzo, con scenografia di Francesco Montanaro, costumi di Lucrezia Farinella, disegno luci di Alessandro Nigro e musiche originali di Massimiliano Gagliardi, movimenti coreografici a cura di Erika Puddu (produzione a.ArtistiAssociati / Centro di Produzione Teatrale). Una donna dall’animo mite e gentile, assistita da Marie, la figlia di una vicina, di cui si era presa cura riempiendo il vuoto lasciato da una madre assente e inaffidabile e da un giovane ortofonista, rievoca la propia infanzia nei giorni della Shoah: la pièce teatrale racconta una storia struggente e emblematica ma anche piena di speranza, in cui trovano posto la tenerezza e l’affetto, e il sentimento raro e prezioso della gratitudine. Il desiderio di Michka, poter dire grazie alla famiglia che l’ha accolta, bambina, in tempi difficili e pericolosi, diventa il simbolo di un’umanità che reagisce di fronte all’orrore e resiste anche in un’epoca di barbarie.
Un ritratto di famiglia in un inferno – giovedì 13 marzo alle 20.30 – con “Matassine”, una pièce originale di e con Simona Bisconti, che divide il palco con Veronica Mazza e Lia Zinno, con scene e costumi di Erminia Palmieri, video e foto a cura di Fabio Massimo laquone, per la regia di Anna Romano (produzione Fattore K – Compagnia Forteresse asbl – Commedia Futura). Una tragedia contemporanea su “un amore malato che andrebbe sradicato e insegnato in modo nuovo”: in scena tre sorelle, ciascuna custode di un segreto, che lottano per esistere e resistere, giorno dopo giorno, chiuse in un silenzio che esclude ogni speranza di futuro. Tre esistenze sospese, come imprigionate in una morsa e inestricabilmente legate finché l’arrivo di un uomo “che rivela l’infezione” rappresenta la cura inattesa contro la sofferenza e il male di vivere. Finalmente le tre creature si risvegliano e i nodi irrisolti del passato si sciolgono: “Matassine” narra una storia intensa e emozionante, raccontata “quasi di corsa, senza riprendere fiato, tra risate e lacrime che si succedono fino al colpo di scena, in un teatro fatto di carne, di corpi di donne, dei segni del tempo, senza alcun melodramma, in modo vero e crudo”, tanto da superare il confine tra verità e finzione.
Una moderna riflessione sull’amore e sulla vita di coppia – giovedì 27 marzo alle 20.30 – con “Non si fa così” di Audrey Schebat (nota drammaturga e sceneggiatrice francese, già autrice de “La Perruche”) con Lucrezia Lante della Rovere e Arcangelo Iannace, per la regia di Francesco Zecca (produzione Argot Produzioni, in collaborazione con Pierfrancesco Pisani e Isabella Borettini per Infinito). Un’apparente felicità, o serenità, spesso nasconde segrete inquietudini e nodi irrisolti: la relazione tra Francesca, pianista di fama mondiale e Giulio, affermato psicanalista giunge a un punto di svolta quando la musicista, tornata a casa in anticipo durante una tournée, si ritrova nel bel mezzo di un dramma ma riesce comunque a impedire che il compagno compia un gesto irreparabile, andandosene via per sempre “attaccato al lampadario della loro casa, sul tavolo della loro cucina”. L’armonia della coppia si rivela un’illusione e Francesca e Giulio sono costretti a rimettersi in discussione e ragionare “sulle loro vite, sulle scelte e sulle non scelte, sull’inconciliabilità di alcuni pensieri e azioni” e inevitabilmente sul loro rapporto, su desideri e aspirazioni, successi e fallimenti, lavoro e routine. “Una sola notte per lasciarsi o amarsi di nuovo. Una sola notte per reinventare il proprio destino”.
Ritratti di eroine in nero e scoperte (finta)scientifiche – sabato 5 aprile alle 20.30 – con “L’inferiorità mentale della donna” di Giovanna Gra, una pièce teatrale liberamente ispirata al celebre trattato di Paul Julius Moebius, con la verve e il talento di Veronica Pivetti, in scena con il musicista Anselmo Luisi, con la colonna sonora e gli arrangiamenti musicali di Alessandro Nidi, i costumi di Nicolao Atelier Venezia, disegno luci di Eva Bruno, per la regia di Gra&Mramor (produzione a. ArtistiAssociati in collaborazione con Pigra). Riflettori puntati sull’eclettica attrice, doppiatrice e conduttrice milanese, volto noto del grande e del piccolo schermo, che come una novella Mary Shelley si confronta con bizzarre teorie e singolari esperimenti, e narra le gesta di famose criminali, da Agrippina a Leonarda Cianciulli, la saponificatrice di Correggio, per dimostrare che il nuovo Frankestein… è la Donna. Un brillante e coinvolgente monologo sui fondamenti del pensiero reazionario e patriarcale, dal saggio del titolo alle tesi di Cesare Lombroso, in una curiosa antologia che potrebbe suonare come una parodia, ma riflette invece una visione del mondo. Tra storie e canzoni, Veronica Pivetti mette in luce i presupposti ideologici che giustificherebbero la sottomissione delle donne, in contrasto con i successi di artiste e intellettuali, letterate e scienziate, filosofe attiviste e le plurisecolari lotte per l’emancipazione e la parità.
Un classico del Novecento – venerdì 11 aprile alle 20.30 – con “Enrico IV. Una commedia” dal capolavoro di Luigi Pirandello, nell’adattamento di Fabrizio Sinisi, con Davide Giglio, Luca Serra Busnengo, Giulia Eugeni e Giorgia Cerruti, con disegno luci e consulenza scenotecnica di Lucio Diana, sound design e fonica di Guglielmo Diana, per la regia di Giorgia Cerruti (produzione Piccola Compagnia della Magnolia – CTB / Centro Teatrale Bresciano – OperaEstate – Creazione 2023_Progetto Vulnerabili 22.24). Una inedita versione di “un’opera nera” – come sottolinea la regista – venata da un cupo umorismo “che pulsa sotterraneo e che scompone le apparenze, che individua il ‘contrario’ delle cose, per rispondere a un bisogno di cogliere le contraddizioni della realtà”, in cui emergono pensieri e stati d’animo, tra il ricordo di un amore giovanile e i molteplici inganni e tradimenti, in una storia intricata e ricca di colpi di scena, in bilico tra farsa e tragedia, normalità e follia. “Un ardito adattamento che affida da subito al pubblico il segreto del dolore di vivere”, rivela Giorgia Cerruti, “assumendo la pazzia consapevole come arma di smascheramento del mondo, dove il personaggio ‘senza nome’ che si fa chiamare Enrico IV diventa un osservatore, dall’interno di una gabbia, di un universo crepuscolare, un uomo invisibile per gli altri nella sua vera natura”.