Edoardo Mantega dà voce alla montagna con “Annìle”, il suo romanzo d’esordio

Domani la presentazione del libro ad Ales, il 17 gennaio lo scrittore sarà a Oristano

Edoardo Mantega

Venerdì, 10 gennaio 2025

Ha iniziato a muovere i primi passi “Annìle. Ovvero falsa fiaba della montagna di ferro”, il romanzo d’esordio del giovane scrittore oristanese Edoardo Mantega. Pubblicato dalla casa editrice Il Maestrale – da ieri è disponibile in libreria – inizia stasera il tour di presentazioni del libro con la prima tappa, alle 18.30, a Cagliari nella Libreria Ubik in via Sonnino 186/A e poi domani, sabato 11 gennaio, alle 17.30, nell’Oristanese, precisamente ad Ales, nella Casa natale Antonio Gramsci. In entrambe le occasioni l’autore dialogherà con Mauro Tetti.

Per la prima presentazione a Oristano si dovrà aspettare la settimana prossima: appuntamento con il giovane scrittore venerdì 17 gennaio al Librid in piazza Eleonora, alle 18.30, per una conversazione con Simone Cireddu.

Classe 1995, nato a Cagliari ma cresciuto a Oristano, Edoardo Mantega si è laureato in Lettere moderne e Produzione multimediale. Vive a Cagliari, dove lavora come insegnante di italiano e storia nelle scuole secondarie. Ha vinto il premio Salvatore Mannuzzu (Premio letterario Città di Sassari) con il racconto lungo “La promessa di esserci”. Annìle, con cui ha vinto la diciottesima edizione del Premio Gramsci, è il suo primo romanzo.

Il libro. Poesia, memoria e paesaggio si increcciano in Annìle. Ovvero falsa fiaba della montagna di ferro. Un libro nato dalle ceneri del Montiferru, devastato dal terribile incendio nell’estate del 2021, ma anche l’esito di una lunga gestazione letteraria e personale del giovane autore.

“Tutto nasce dalla fine, si potrebbe dire: è l’estate del 2021, il Montiferru brucia e così brucia una parte della mia vita. L’infanzia, l’adolescenza e la prima età adulta”, racconta Edoardo Mantega. “Cammino le montagne dell’isola da quando ero un bambino, il Montiferru più di altri. Ed è lì che mi rendo conto di stare cominciando un romanzo che ho scritto da sempre”.

Non è dunque una semplice cronaca o un’opera etnografica, ma una mappa emotiva e sensoriale del mondo dell’autore, della sua terra, la provincia di Oristano, tra il Campidano e il Montiferru, un luogo fatto di contrasti e identità forti. In un tempo in cui tutto deve avere uno scopo, l’autore sceglie di raccontare con una prosa che si mescola alla poesia, una “mappa emotiva-sensoriale dei suoi luoghi” come l’ha definita lui stesso nella “ricerca di una geografia emotiva, minima, sensoriale e musicale in tempi in cui tutto deve servire a qualcosa o servire qualcosa”.

“Volevo un romanzo che fosse non-utile”, conclude Edoardo Mantega, “e che in un certo senso non portasse da nessuna parte: accontentarsi di essere in virtù di una viva necessità di espressione”.

Sinossi. Questo diario fu rinvenuto sulle cime del Montiferru, nascosto dentro un casolare di pietra lavica adibito a mandra per agnelli: un “annìle” in sardo. E se ne attribuisce la stesura alla misteriosa figura chiamata Annìle, che invero non è dato sapere se sia un essere umano, una volpe o un’idea. Ma è certo che il diario è frutto della stessa ‘montagna di ferro’, incarnatasi per il desiderio di raccontarsi e di raccontare dei singoli e delle comunità che l’hanno abitata. Attraverso le quattro stagioni in cui si articola il racconto, apprendiamo così della formazione umana e letteraria svolta con la piccola Maddalena, che insegna alla montagna l’arte delle parole e delle storie, per poi diventare lei stessa scrittrice. Veniamo a sapere del corpo antico di Annìle, fatto di boschi e solitudini, un mondo cangiante, complesso, che si risolve e dissolve nelle fiamme d’incendi recenti. Al centro della falsa fiaba di Annìle sta la precarietà del rapporto uomo-natura, e il riscatto risiede nella parola poetica, che affabula e denuncia, risarcisce e sopravvive alla distruzione, genera una realtà tutta sua, dove una montagna può ballare la New Wave nel freddo terribile di una notte di gennaio.

La copertina del libro di Edoardo Mantega

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