spot_img
martedì, Gennaio 28, 2025

La Giornata della memoria: impegno con le generazioni future per verità, giustizia e pace

Le celebrazioni a Oristano. Foto e video

Lunedì, 27 gennaio 2025

A Oristano, come in tutta Italia, oggi si è celebrata la Giornata della Memoria. In piazza Eleonora, di fronte alla chiesa di San Francesco, presso l’ulivo e la targa che ricordano la tragedia della Shoah, il sindaco Massimiliano Sanna e il prefetto Salvatore Angieri hanno deposto una corona di fiori, alla presenza delle altre autorità e istituzioni cittadine.

“La data, il luogo, la ricorrenza odierna, il suo intero programma ci consentono di fare memoria”, ha detto il sindaco Sanna. “Ma cosa significa davvero fare memoria? Ricordare vuol dire non dimenticare una tragedia che ha colpito profondamente l’umanità, distruggendo valori etici, umani e civili. La Shoah è una ferita che ha segnato per sempre la storia europea e quella di tutti noi. Ricordare lo sterminio del popolo ebraico e le persecuzioni subite dai deportati italiani, militari e politici, significa riflettere su milioni di vite spezzate dalla violenza e dall’odio. Ma significa anche dar forza alla nostra identità come comunità, perché memoria, verità e identità si rafforzano insieme”.

“L’appuntamento di oggi rinnova dunque un impegno importante”, ha detto il sindaco. “Quello di unire le generazioni giovani e quelle adulte, non solo per commemorare – nell’ottantesimo anniversario dell’apertura dei cancelli di Aushwitz – milioni di persone massacrate senza pietà, ma anche quello di combattere ogni forma di antisemitismo, un fenomeno capace di crescere nell’ombra del silenzio e dell’assordante indifferenza. La presenza di questo ulivo, piantato per ricordare, rappresenta la nostra volontà di mantenere viva la memoria e di onorare le vittime, i perseguitati e i giusti che hanno avuto il coraggio di opporsi alla Shoah. A loro va il nostro omaggio. Speriamo che questo ricordo rafforzi il nostro impegno per la verità, la giustizia e la pace, oggi e per le generazioni future”.

Gli omaggi di sindaco e prefetto

Ha poi preso la parola il prefetto Salvatore Angieri. ”La memoria è un filo che deve legare le generazioni, tracciando un percorso nella coscienza collettiva affinché ciascuno di noi impari a combattere l’indifferenza, a ripudiare ogni forma di integralismo ed estremismo per costruire una società fondata sul rispetto di ogni essere umano. Infatti, essa non dev’essere solo un ricordo del passato, ma una guida per il nostro presente e per il nostro futuro. Ci permette di evitare che l’indifferenza e l’oblio prendano il sopravvento. Coltiviamo un monito per il futuro: l’odio, l’intolleranza e la violenza non devono avere più spazio nella nostra società!”.

“La scelta della data odierna ricorda il 27 gennaio 1945 quando le truppe sovietiche dell’armata rossa arrivarono presso il campo di concentramento di Auschwitz, liberando i pochi superstiti. Nei campi di concentramento nazisti furono perpetrati atti di brutalità che portarono alla morte di milioni di ebrei ma anche rom e Sinti, omosessuali, oppositori politici, disabili e prigionieri di guerra. Ricordare queste vittime è un dovere di umanità e di civiltà. La nostra Costituzione ci dice con chiarezza, infatti, che tutti i cittadini sono portatori degli stessi diritti. Non possiamo dimenticare, quindi, gli uomini, le donne e i tanti bambini strappati alle loro case e alla vita di ogni giorno per essere trasportati a migliaia di chilometri di distanza e trovare la morte in un campo di sterminio”.

“Come ci ricorda il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, le conquiste della pace e delle libertà democratiche sono esaltanti”, ha detto ancora il prefetto “e vanno salvaguardate di fronte a risorgenti tentazioni di risolvere le controversie attraverso il ricorso alla guerra, alla violenza e alla sopraffazione. Occorrerebbe dunque un’approfondita riflessione circa le motivazioni che spingono a coltivare in modo inaccettabile simboli e tradizioni di ideologie totalitarie che hanno portato solo dolore. Dobbiamo capire l’importanza fondamentale della cultura e dell’istruzione che sono sempre fonte di avanzamento della civiltà mentre il fanatismo religioso o nazionalista non tollera non solo il diritto, ma neanche la presenza dell’altro e ritiene di poter imporre la sua visione con la forza, la guerra e la violenza violando i principi fondamentali del diritto internazionale e della ci viltà umana. Vorrei concludere con le parole dello scrittore portoghese José Saramago, Premio Nobel per la letteratura nel 1998, che ci invita a prendere consapevolezza circa il significato più profondo di questa giornata: Noi siamo la memoria che abbiamo e la responsabilità che ci assumiamo. Senza memoria non esistiamo e senza responsabilità forse non meritiamo di esistere“.

Le celebrazioni per la Giornata della Memoria sono proseguite nella sala San Domenico dove sono state consegnate le medaglie d’onore ai figli e a un nipote di sette militari internati nei lager nazisti. Anna Maria Allasia ha ritirato la medaglia assegnata a Francesco Allasia, soldato di fanteria originario di Abbasanta, internato in Germania dal 12 settembre 1943 al 31 ottobre 1945. Franco Atzori per Michelino Atzori, aviere di Oristano, internato in Germania dal 13 aprile 1944 al 21 aprile 1945. Felice Atzori per Roberto Atzori, soldato di fanteria, anche lui di Oristano, internato in Germania dal 12 settembre 1943 al 19 agosto 1945. Antonio Mastinu per Giovanni Mastinu, soldato di fanteria, di Seneghe, internato in Austria dal 9 settembre 1943 all’1 luglio 1945. Alfredo Pireddu per Francesco Angelo Pireddu, soldato di fanteria, di Solarussa, classe 1920, internato in Germania dal 9 settembre 1943 al 17 luglio 1945. Cosimo Sassu per Antonio Michele Sassu, soldato di fanteria, di Bonarcado, internato in Francia dall’8 settembre 1943 all’1 ottobre 1945. Infine, Giovanni Tola ha ritirato la medaglia assegnata al nonno, Antonio Tola, aviere di Seneghe, internato in Germania dall’8 settembre 1943 al 5 aprile 1945.

A San Domenico, l’arcivescovo Roberto Carboni ha raccontato una personale indiretta esperienza della tragedia della Shoah, quando già sacerdote studiava all’Università a Roma, il suo incontro con Francesco Gajowniczek, un padre di famiglia arrestato dai tedeschi e destinato alla morte in una cella. “Il suo posto venne preso da padre Massimiliano Kolbe” ha ricordato padre Roberto. “Nel campo di concentramento di Auschwitz la fuga di un detenuto fece scattare la reazione del comandante tedesco: dieci detenuti polacchi furono destinati a morire di fame e sete in una cella. “Massimiliano Kolbe fece un passo in avanti e si offrì in cambio del povero padre di famiglia, appunto Francesco Gajowniczek, che scampò così ad una morte orribile. Lui salvato dal sacerdote ha praticamente passato il resto della propria vita a raccontare quanto gli era accaduto. Davanti a me aveva scoperto il braccio e mi aveva fatto vedere il numero di matricola che gli era stato tatuato”.

“Sono ritornato ad Auschwitz, dopo qualche anno, e sono andato nella cella della morte: qualcosa di terrificante”, ha aggiunto l’arcivescovo. “Li c’è sempre accesa una candela per dire che nonostante il buio della crudeltà, qualcuno, in questo caso Massimiliano Kolbe, ha acceso una luce. Questo è il messaggio per ricordare quella crudeltà ed avere la memoria perché non succeda più: ma ricordare soprattutto anche coloro che hanno voluto superare il male facendo del bene”.

Prima della consegna delle medaglie, i ragazzi della Consulta giovani hanno voluto portare anche il loro saluto e ringraziare le scuole per la partecipazione all’evento.

A seguire una conferenza dal titolo “La necessità di conoscere”, organizzata dalla Consulta giovani: Gianluca Borzoni, docente di Relazioni internazionali all’Università di Cagliari ha parlato della Germania nazista, di Europa e di persecuzioni antiebraiche.

La commemorazione è stata accompagnata da momenti musicali a cura del coro interforze “San Michele Arcangelo”.

Clicca qui per sfogliare la fotogallery.

La deposizione di una corona di fiori davanti all’ulivo che ricorda la tragedia della Shoah
La consegna di una medaglia d’onore a un familiare di uno dei militari internati nei lager

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento!
Inserisci qui il tuo nome

For security, use of Google's reCAPTCHA service is required which is subject to the Google Privacy Policy and Terms of Use.

ULTIME NOTIZIE