domenica, 23 Marzo, 2025

“Giù le mani dalla Reggia giudicale di Oristano: è della Regione, non dello Stato”

Il messaggio lanciato durante il convegno sul futuro dell'ex carcere di piazza Manno

“La Reggia dei Giudici di Arborea, che nel passato ospitò l’ex carcere di Oristano, deve tornare alla città e all’intera Sardegna. Non può diventare la semplice sede di un ufficio dello Stato come la Prefettura o il Demanio. Ciò che oggi resta di quel periodo storico degli Arborea, ancora tutto da scoprire rischierebbe di essere cancellato definitivamente dalla memoria di una città e di un regno glorioso. Sotto l’ex carcere si nasconde un tesoro che deve essere esplorato, studiato e messo a disposizione dell’intera Sardegna”.

È stato unanime il messaggio lanciato ieri sera, dall’Hospitalis Sancti Antoni dai relatori chiamati a raccontare quell’epoca storica dall’associazione culturale “Oristano nascosta”, che da decenni studia ed esplora anche quella parte della città nascosta e che deve essere valorizzata, e a rispondere alla domanda: quale futuro per l’edificio?

“Noi lottiamo affinché la Reggia ritorni alla città, ai cittadini e ai Sardi per il valore simbolico, storico e identitario che ha quel bene. L’ipotesi di trasformare un palazzotto dell’Ottocento, che si è sovrapposto ai resti dell’antica Reggia, per poi vederlo trasformare in uffici della Prefettura, francamente ci inorridisce e ci spaventa, perché questo significherebbe architettonicamente parlando, “tombare” i resti dell’antica Reggia”, ha commentato il presidente dell’associazione “Oristano Nascosta”, l’architetto Marco Piras.

Un momento del convegno

“Come possiamo approfondire l’argomento se la Reggia giudicale continua ad appartenere al Ministero?”, ha sottolineato Gianvalerio Sanna, ex assessore regionale dell’Urbanistica. “Ricordiamo che la materia sulla destinazione dei beni dismessi dallo Stato è regolata dall’articolo 14 dello Statuto regionale, che dispone di destinare quell‘edificio, quando lo Stato dismette un bene nel suo utilizzo, alla Regione”.

“Le norme dicono che i beni statali restano allo Stato finché duri il suo utilizzo: finito quel compito transita alla Regione. L’ex carcere è già della Regione dal 2016, con lettere inviate anche dal Comune, ma non c’era ancora il decreto. Cosa bisogna fare? Invece di aspettare e creare conflitti occorre avanzare i nostri diritti. Allo Stato va chiesto il passaggio dell’ex carcere alla Regione e poi con un progetto il bene va dato al Comune. Ma la Prefettura si è messa in mezzo”, ha commentato Sanna. “Devo ricordare che questo bene fosse già a disposizione della Regione, nel Piano paesaggistico regionale, tra gli elenchi dei beni di valore storico. La Reggia ai fini del Ppr viene tutelata insieme ad altri 1297 beni , è certificato nei documenti a pagina 75. Come mai abbiamo perso tutto questo tempo? La giunta regionale deve richiamare lo Stato ai suoi doveri. Il denaro non può essere un ostacolo, il bene va riportato alla cultura e alla storia della città”.

Monica Stocchino dalla Soprintendenza dell’Abap di Cagliari e Oristano, si è soffermata sui rapporti dell’Ente e sui lavori negli edifici di valore storico. Non ha tuttavia voluto entrare nel merito della vicenda legata al trasferimento dell’ex carcere alla Regione e alla polemica sorta con la destinazione del bene alla Prefettura.

“È fondamentale pensare a un progetto complessivo di riacquisizione di una funzione utile alla comunità più in generale”, ha detto la soprintendente, “per garantire la conservazione di un compendio monumentale importante. Sappiamo che è uno scrigno di fatti storici di questi luoghi e di questo territorio. Ed è un edificio importante in un contesto urbano. Il progetto deve essere capace di rispettare tutta questa serie di valori. Tanti edifici di uffici pubblici, sono vincolati. È importante che l’architettura sia destinata ad una funzione di utilità generale. Quella funzione garantisce la tutela del bene, ma deve essere riutilizzato”.

“È importante che ci sia una nuova destinazione, anche questa nuova destinazione deve essere sostenibile e deve dare continuità d’uso all’edificio. La funzione che decideranno di assegnargli? Noi vigileremo che sia la più rispettosa possibile di tutti gli aspetti di interesse culturale”.

Al dibattito sul convegno, moderato da Marco Piras, sono intervenuti il sindaco di Oristano Massimiliano Sanna, l’assessore alla Cultura Luca Faedda, l’ex sindaco Guido Tendas e il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Alessandro Solinas, che ha garantito il uso impegno per rivalorizzare l’ex carcere.

“Chi ama la città, la storia degli Arborea, non può che apprezzare la Reggia giudicale, che per noi tutti è assolutamente importante e il sogno di tutti noi e di rivederla riqualificata e restituita alla città, con un’identità ben precisa, perché è il simbolo di un periodo storico glorioso”, ha dichiarato il sindaco Sanna.

“Durante la Sartiglia, quando venne riaperto al pubblico l’ex carcere, oltre duemila persone hanno visitato l’ex Reggia: la maggior parte erano oristanesi. Noi tutti vogliamo che quella che fu l’ex Reggia torni alla città”, ha detto l’assessore Luca Faedda, “ma qualunque scelta verrà fatta, deve coinvolgere la città. Siamo contenti che una parte dell’edifico venga ridata alla città, ma vogliano sapere cosa c’è sotto e cosa c’è ancora la dentro, ecco perché oggi mi associo a tutto quello che si è detto in questo interessante convegno”, ha aggiunto Faedda.

A margine del suo intervento, incentrato sul racconto di una visita alla Reggia, l’ex sindaco della città Pietro Arca ha chiesto all’attuale sindaco Massimiliano Sanna e all’assessore Luca Faedda che si convochi il Consiglio e si decida di acquisire il bene. “Di questo scrigno che esiste sotto la nostra città, se ne parla anche nello statuto comunale: “il bene dei Giudici e patrimonio della città e della Sardegna”. I soldi per acquisirlo si trovano”, ha messo in evidenza Arca. “Ci sono altre soluzioni per trovare una sede alla Prefettura. Ne cito uno in particolare, l’ex Rud di viale Repubblica, un ettaro circa, dove oggi ci sono solo tre militari, che può passare al patrimonio della città. Lo restituiscano a noi e li possiamo realizzare la Prefettura e l’ufficio del Demanio”.

“Quel luogo deve essere conosciuto al millimetro sopra e sotto per recuperare uno dei capitoli più importanti della nostra storia”, ha dichiarato dal canto suo Franciscu Sedda. “Non ci sono state solo dominazioni e guerre, ma c’è stato un regno, con la sua storia e la cultura. I simboli di quel periodo sono rimasti: l’albero sradicato e la Carta de Logu.  Purtroppo non abbiamo un museo dove c’è scritto questo. È  li che dobbiamo ricostruire quella storia importante. Al suo interno è racchiusa  la storia di un grande regno che è la nostra identità. Purtroppo la memoria è scomparsa e oggi molti giovani non sanno neppure chi era Mariano IV. La a reggia è diventata un carcere, così si è cancellata la memoria e l’indipendenza di un regno. La reggia è un simbolo che oltre a ricordare il passato può essere il futuro della Sardegna”.

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