Operare un malato di tumore al polmone senza intubarlo è possibile, grazie alla chirurgia mininvasiva e all’anestesia leggera. A ottobre 2019 il chirurgo oristanese Giuseppe Aresu ha rimosso un intero polmone a un paziente che respirava autonomamente. Lo ha fatto applicando le tecniche mininvasive.
“Questa sfida ha accompagnato la mia carriera”, dice il medico di 41 anni, che oggi lavora al Royal Papworth Hospital di Cambridge, una delle strutture europee di riferimento per la chirurgia toracica. Nessuno prima di Aresu aveva mai eseguito un intervento di pneumonectomia sottoxifoidea con un paziente non intubato. “Tanti giornali inglesi ne hanno parlato, sono stato anche intervistato da BBC Breakfast. Ma questa è solo la punta dell’iceberg di un grande lavoro”, sottolinea.
Aresu si era avvicinato alla chirurgia mininvasiva a Udine, dopo la laurea all’Università di Cagliari. Poi il trasferimento a Bristol, di nuovo a Udine e infine a Cambridge. Prima di tornare in Inghilterra, il medico oristanese ha lavorato anche in Cina, allo Shanghai Pulmonary Hospital. “Sono stato lì soltanto tre mesi”, racconta, “ma lo scambio di informazioni e i contatti con la Cina continuano ancora oggi. Da loro ho appreso la tecnica sottoxifoidea e l’ho portata in Europa. Con questo metodo raggiungiamo il polmone senza passare dal torace e dagli spazi intercostali. Così facendo evitiamo di danneggiare i nervi intercostali e riduciamo il rischio di dolore acuto e cronico per il paziente”.
Da quattro anni Giuseppe Aresu lavora a Cambridge. “Al Royal Papworth Hospital curiamo tumori del polmone e del mediastino. In passato gli interventi erano molto più invasivi. I medici erano costretti a fare incisioni molto grandi, con un importante impatto post-operatorio dal punto di vista del dolore e della qualità di vita. Con le tecniche mininvasive, i risultati sono decisamente confortanti. Il paziente recupera più velocemente e può tornare presto alla vita di tutti i giorni o, in caso di necessità, può iniziare prima le cure adiuvanti”, sottolinea il medico.
“Cambridge è un po’ la Silicon Valley europea”, dice Aresu. “Qui ho trovato un ambiente internazionale. L’università è tra le migliori al mondo. Ci sono tante realtà importanti e start-up innovative”, sottolinea il chirurgo oristanese.
Pensando al futuro, Aresu non chiude le porte alla Sardegna: “Mi piacerebbe portare le mie conoscenze nella mia terra. Qualche mese fa sono stato contattato da un ospedale di Cagliari. Lo scorso inverno alcuni medici sardi dovevano venire a Cambridge per vedere le tecniche mininvasive, ma il Covid-19 ha bloccato tutto. Il progetto per ora è in stand-by, ma non nego che mi piacerebbe collaborare e portare il mio contributo”.
Martedì, 4 agosto 2020
Un orgoglio per noi oristanesi. Sicuramente una persona altruista e meravigliosa.
Bravo, umile e intelligente