Venerdì, 5 marzo 2021
Si terranno domani mattina alle 10.30, nella chiesa del Sacro Cuore, a Oristano, i funerali dell’imprenditore Stefano Sechi, morto ieri in seguito a un malore. Per il rito funebre valgono le limitazioni imposte dall’emergenza covid.
La notizia della scomparsa improvvisa di Stefano Sechi ha destato grande cordoglio in città, dove l’imprenditore era molto conosciuto e benvoluto. Tanti amici e conoscenti, nelle ultime ore, hanno speso per lui parole di affetto, ricordando aneddoti divertenti legati a momenti felici vissuti insieme.
Stefano Sechi, che dal 1999 guidava l’azienda Sechi Informatica, due giorni fa aveva accusato un improvviso malessere ed era stato trasportato in ambulanza in ospedale, ma durante la notte era stato dimesso. Ieri mattina è stato di nuovo male e nel primo pomeriggio ha cessato di vivere.
In ricordo di Stefano Sechi dagli amici di Radiofonia
Possono trascorrere altri cento secoli ma l’Amicizia Vera tra gli esseri umani di sesso maschile è quella che nasce tra i primi dieci o quindici anni di vita. Nasce tra i banchi di scuola suggellata dalle ingiustizie dei maestri (un tempo picchiavano pure), nasce nei campetti davanti a casa, nasce giù in spiaggia, nasce nelle palestre rintonanti e negli oratori per chi ci va, nasce in piazzetta raggiunta in bici o col motore.
Nasce e nascerà per sempre quando ci siamo scambiati un pezzo musicale, che sia stato un tempo su bachelite, poi su vinile, su nastro, ora dentro un microchip.
È la musica il collante più forte dell’AMICIZIA. La musica ha accompagnato le nostre foto, i nostri ricordi, le nostre cicatrici, ogni nostro respiro dal primo pezzo che abbiamo riconosciuto nostro in poi. QUELLA MUSICA ha accompagnato la nostra prima gita da soli, quell’altra il panino diviso e la birra che abbiamo bevuto dal bicchiere di chi si allontanava incauto. Quella musica che si metteva a stecca in camera nostra per imporre la nostra presenza al resto della famiglia, fin quando il padre esasperato di quei mammiferi maschi e capelloni (che eravamo noi) non spalancava la porta urlando.
Quell’Amicizia è innaffiata di sudore dietro un pallone, di valigette in spiaggia, di fiumi di lacrime per gli shampoo fatti all’ultimo momento ma ancor di più per quella ragazzina che aveva gli occhi grandi ma mai poggiati su di noi.
E anche in questi casi ci accompagnava la MUSICA e ci capivano gli AMICI.
Musica sono le loro parole, musica è il suono del primo motore, del primo stipendio, musica è il primo “toccami” bisbigliato al buio, musica è lo sfottò degli Amici quando lo vengono a sapere.
Musica e Amici: è questo il cemento che tempra i ragazzi di sempre, fino e oltre l’adultità. E l’adultità arriva presentando mille bivi nei sentieri della giovinezza. Il primo bivio è l’università, che divide il branco in città diverse. Poi il lavoro. Allora come oggi fa da padrona l’attività familiare che incastra i rampolli e fa scappare i più arditi. E poi le compagne di vita, i figli, i diversi momenti di farlo e chi invece resta celibe, in casa o no. E tutto questo ha un’armonia vitale, un suono sordo dettato dal pulsare del CUORE che a crederci o meno è davvero l’unico organo che comanda le nostre azioni.
A che ritmo batteva il tuo cuore, Stefano?
Sei nato che i Beatles erano ancora insieme, sei cresciuto tra i Delirium e Little Tony, per scoprire poi i Rolling Stones. Sei cresciuto con le prime radio private, per incontrare RADIOFONIA col soul dei Commodores, degli Earth Wind & Fire. Avevi un orecchio alla Hit Parade di Lelio Luttazzi e l’altro a Disco Ring di Boncompagni. E assistemmo insieme alla nascita della DISCO, che dopo 40 anni è ancora la base di molti suoni, se non di tutto, e il Rock Prog, i Pink Floyd, i Genesis, gli Yes.
RADIOFONIA era trasmettitore autocostruito, un’antenna a due o quattro dipoli, un mixer che ogni tanto andava saldato a stagno, due piatti e una piastra (a cassette, troppo poveri per permetterci quello a bobine), e qualche microfono, senza buttare quelli che non funzionavano più, non si sa mai.
RADIOFONIA era Happy Radio di Edwin Starr, era Video Killed the Radio Star dei The Buggles, era Everybody needs somebody dei Blues Brothers.
RADIOFONIA erano tante tane in giro per la città che ci ospitavano dopo la scuola e dopo i compiti per lanciare le nostre trasmissioni: un vecchio glorioso pollaio, un cortile, una stanza da letto con l’antenna in balcone, una legnaia.
RADIOFONIA siamo noi.
Siamo Giorgio, Valter, Emilio, Luca, Antonello, Mario, Fabrizio, Franco, Danilo, Mauro, Giacomo, Marco, Ennio, Andrea, Giuseppe… E oggi siamo tutti Stefano
Perché niente può fermare la Musica, niente può sciogliere l’Amicizia.
Neanche la morte.
Bravissima persona .riposa in pace