Venerdì, 16 aprile 2021
La Fipe Confcommercio di Oristano dice no all’ipotesi che il distanziamento tra i clienti di bar, pub, ristoranti e pizzerie venga portato da uno a due metri negli spazi al chiuso. Si tratta di una delle misure presenti nelle linee guida approvate dalla Conferenza delle Regioni.
“Dopo la riorganizzazione interna degli spazi che ha visto ridurre notevolmente i posti nei pubblici esercizi”, dice Guido Sangaino, presidente del sindacato provinciale dei pubblici esercizi di Confcommercio, “questa nuova ipotesi sul distanziamento sarebbe un’ulteriore complicazione per molti colleghi che non hanno la possibilità di aumentare a due metri la distanza interpersonale nei propri locali”.
“Un’ipotesi, tra l’altro”, ha aggiunto, “priva di basi scientifiche. Non farebbe altro che limitare le riaperture e intralciare l’attività degli imprenditori. In questo modo si affievoliscono ulteriormente le speranze di un ritorno alla normalità ed aumenta l’esasperazione sia degli operatori che della clientela”.
La riapertura di bar e ristoranti a pranzo e cena a partire dal 26 aprile, anche se per il momento solo all’aperto e nelle regioni in zona gialla, convince Confcommercio Sud Sardegna, che è disposta anche a ragionare sulle nuove regole. “Bene le riaperture”, commentano il presidente Alberto Bortolotti e il rappresentante di Fipe Sud Sardegna Emanuele Frongia. “Siamo pronti a iniziare di nuovo il nostro lavoro rispettando tutti i protocolli imposti dal Governo, ma chiediamo che anche i nostri colleghi che dispongono di poco spazio siano aiutati per equità sociale”.
“La voglia di lavorare è tanta, e proseguiremo sulla stessa strada che abbiamo seguito in altre occasioni, ovvero massimo rispetto delle regole”, precisa Bertolotti, che chiede anche “un aiuto per chi per esempio non dispone uno spazio interno tale da poter rispettare le distanze di sicurezza che pare possano essere ampliate da uno a due metri”.
“Molti locali, soprattutto del centro storico e delle piccole realtà”, aggiunge Frongia, “hanno dimensioni ridotte, tali da non poter certamente permettere ai titolari di rialzare le serrande dopo un periodo di chiusure forzate che si protrae ormai da troppo tempo. La situazione è diventata insostenibile e i nostri colleghi rischiano di dover mandare all’aria una vita di sacrifici, per questo motivo ci appelliamo al Governo. La soluzione più equa sarebbe quella di prevedere ristori aggiuntivi e se la strada che si vuole seguire è quella di prediligere gli spazi esterni, è necessario fare uno sforzo concettuale e pratico per chi non gode di aree all’aperto”.