Giovedì, 13 luglio 2023
“Siamo in piena estate e in carcere si sta male”. È la denuncia del garante delle persone private della libertà personale di Oristano, Paolo Mocci.
“L’avviso diffuso dalla Direzione Generale della Protezione Civile di Allerta Meteo per alte temperature è arrivato anche all’attenzione dell’Amministrazione Penitenziaria a Massama, la quale si è subito adoperata per trovare soluzioni utili a proteggere la popolazione detenuta”, spiega il garante in una nota. “Le sezioni sono state dotate di ventilatori, è stato concesso l’uso di piccoli frigoriferi per ogni camera di detenzione. Con l’assistenza della Sezione di Medicina è stato aperto un dialogo con gli ospiti dell’Istituto per rappresentare i pericoli che l’esposizione al sole e al caldo può creare. E per questo motivo si sospenderanno le attività all’aperto per il periodo di Allerta Meteo”.
Soluzioni che sono palliativi, se si considera il sovraffollamento: “Vivere in due o tre in una cella, a 40 gradi e più, per tutta la giornata fino a sera, è un’esperienza durissima”.
“La precarietà degli impianti di areazione e aree sociali insufficienti rispetto al numero dei detenuti presenti impediscono di trovare giuste alternative”, continua. “Impianti elettrici inadeguati a consumi elevati non permettono modifiche adatte alle esigenze che si presentano”.
“Le carceri vanno riempite di iniziative all’aperto, ma con temperature proibitive è difficile”, sottolinea Mocci, che denuncia: “Le condizioni strutturali del carcere sono una delle principali criticità del sistema penitenziario oristanese”.
“È incomprensibile”, spiega il garante Paolo Mocci, “aver costruito in Sardegna un edificio con le sezioni detentive esposte al sole per tutto il giorno, dal mattino alla sera, senza prevedere la possibilità di oscurare in qualche modo la luce solare”.
Il garante delle persone private della libertà personale di Oristano suggerisce qualche accorgimento “per alleviare la sofferenza”.
“Si potrebbe assicurare ai detenuti la possibilità di contattare quotidianamente per telefono o con video-chiamata i familiari”, propone, “ma le ultime disposizioni del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) vietano concessioni di questo tipo. In periodi di criticità come l’estate si dovrebbero valutare con accentuata cura le sanzioni e le misure alternative alla detenzione, usando una maggiore attenzione garantista verso quei tanti esclusi da un welfare moribondo”.
Il garante Mocci chiede anche una “particolare attenzione verso i condannati portatori di problematiche psichiatriche e coloro che patiscono sofferenze psichiche e psichiatriche sopravvenute”.
“Per costoro”, spiega, “si dovrebbe valutare il ricovero in Reparti ospedalieri specializzati con personale sanitario formato per i tipi di patologie, con personale di Polizia Penitenziaria a cui riferirsi esclusivamente per la sicurezza. Ma in Sardegna ancora mancano i c.d. “Repartini” nei nosocomi di riferimento”.
“Purtroppo, i direttori, educatori, medici e poliziotti sono lasciati soli a gestire situazioni critiche come questa”, denuncia ancora Mocci, con “l’auspicio che queste riflessioni non siano più ignorate dalla Politica isolana, chiamata a garantire la cura alle persone detenute, il più conforme possibile alla Costituzione ed ai principi sanitari vigenti”.