Mercoledì, 26 luglio 2023
Sulle sue origini c’è addirittura una leggenda. Sembra che la Vernaccia di Oristano sia nata dalle lacrime di Santa Giusta, patrona dell’omonimo paese lagunare. La Santa, per curare dalla malaria la popolazione della zona, ricca di paludi, avrebbe trasformato le sue lacrime in un nettare miracoloso.
Poi ci sono i ricordi dei nostri vecchi che davvero poco di leggendario e sacrale hanno: raccontano di quelle lunghe ore trascorse in su tzilleri (il baretto) bevendo i bicchierini di Vernaccia e mangiando le fave lesse.
Leggenda e ricordi a parte, oggi la Vernaccia di Oristano ha acquisito la nomea di vino da meditazione. Non solo: è tra i vessilli dell’enologia sarda, primo vino a conquistare la Denominazione di Origine Controllata, nel lontano 1971. Dell’Isola – e del territorio della Bassa Valle del Tirso e il Sinis – racchiude la storia, l’identità e l’appartenenza.
Il nome stesso della Vernaccia di Oristano deriva dal latino Vernacula, che significa vino del luogo e tra gli estimatori è definita “L’oro della Valle del Tirso”, a suggerirne la preziosità. È un vino nobile e raffinato.
Non a caso, la Vernaccia di Oristano accompagna i momenti più importanti della vita degli oristanesi, quelli più sacrali: non c’è matrimonio, nascita o laurea che venga celebrato senza un buon bicchiere di Vernaccia. A Oristano è con la Vernaccia che brinda Su Componidori, il protagonista della Sartiglia, la più grande manifestazione della città. Prima che la maschera ne copra il volto e l’uomo si trasformi in un semidio, il vino suggella il patto con il presidente del Gremio e con la città: andrà tutto bene.
La geografia della Vernaccia
La produzione dei vini della D.O.C. Vernaccia di Oristano ricade nell’Oristanese e comprende i territori dei comuni di Baratili San Pietro, Cabras, Milis, Narbolia, Nurachi, Ollastra, Oristano, Palmas Arborea, Riola Sardo, San Vero Milis, Santa Giusta, Siamaggiore, Simaxis, Solarussa, Tramatza, Zeddiani e Zerfaliu. L’areale di diffusione è molto ristretto: la superficie coltivata non supera complessivamente i 250 ettari (erano 2.000 nel 1971 quando è nata la DOC).
Il suolo fertile della bassa valle del Tirso è il luogo perfetto per la produzione del vitigno, la cui produzione è favorita anche dalla vicinanza del mare e dal contorno dei rilievi montuosi del Montiferru e del Monte Arci, che ne garantiscono l’apporto di acqua.
La produzione della vernaccia è distinta proprio a seconda dei terreni nei quali viene coltivata nella vallata del Tirso: quelli alluvionali più vicini al letto del fiume vengono denominati Bennaxi e danno il nome a una tipologia di Vernaccia di Oristano; quelli di origine più antica vengono chiamati Gregori e richiamano un’altra tipologia del ricercato vino. I primi terreni sono di matrice limo-sabbiosa, profondi e freschi, i secondi hanno matrice ciottolosa mista ad argilla.
Le caratteristiche del territorio favoriscono la produzione della Vernaccia di Oristano anche dentro le botti. L’umidità del microclima oristanese, infatti, è indispensabile alla formazione dei lieviti – detti Flor – che assicurano la qualità finale del vino.
Secondo il disciplinare di produzione, dopo la spremitura delle uve e la fermentazione, la Vernaccia di Oristano deve essere trasferita in botti di legno – rovere o castagno – riempite al massimo fino all’80% del volume. In queste condizioni sulla superficie del vino si forma un velo di lieviti. Più sarà veloce la comparsa dei Flor e più sarà spesso e compatto il velo, maggiore sarà la qualità del prodotto.
La vernaccia nel bicchiere, tra aromi e sapori
La Vernaccia di Oristano è un vino dalla forte caratterizzazione anche nel bicchiere: il colore giallo dalle sfumature dorate e ambrate, i profumi intensi e armonici, il gusto amarognolo e la forte persistenza sono il suo emblema. Nel suo bouquet aromatico sono stati individuati 44 aromi e il suo sapore è complesso e particolare.
In sardo si usa fare riferimento alla parola murruai, che indica il gusto tipicamente amarognolo, ma armonico degli aromi di fiori di pesco e di mandorlo e ai sentori di nocciole tostate, resi più intensi dalla considerevole alcolicità.
È un vino di invecchiamento: i veri estimatori apprezzano la Vernaccia di Oristano di tanti anni, il cui grado alcolico può superare i 20% vol.
Abbinamenti
Il vino Vernaccia di Oristano dà il meglio di sé con gli altri prodotti tipici dell’Oristanese e della Bassa Valle del Tirso. Tra gli abbinamenti più noti quello quasi naturale con i dolci della tradizione. Tra gli altri ci sono i mostaccioli, dolce dalla tipica forma di rombo, molto morbido, con aroma di cannella e limone, ricoperti di glassa; gli amaretti, realizzati con un perfetto mix di mandorle dolci e amare, e gli anicini, biscotti allungati all’inconfondibile gusto di anice.
A carnevale nell’oristanese un bicchierino di Vernaccia di Oristano non può mancare in accompagnamento ai dolci fritti, in particolare alle zippole, le lunghe frittelle dalla forma a spirale. Meglio se appena tolte dall’olio e appena zuccherate.
Ma la Vernaccia di Oristano può dare una grande soddisfazione anche con i piatti pesce. Abitualmente utilizzato per sfumare in cottura, può anche accompagnare la seconda portata di mare.
Tra gli abbinamenti più insoliti, ma di gran gusto, quello con i formaggi erborinati.
Da menzionare anche l’aperitivo tra i più noti in Sardegna: la Bicicletta, composto da Bitter e Vernaccia di Oristano (si può realizzare anche con il Vermentino). Nato nel Nord Italia, si è diffuso in particolare nell’Isola.
Sagre e manifestazioni
Alla Vernaccia di Oristano viene dedicata una Sagra a Solarussa. La manifestazione, promossa dalla Pro loco con il patrocinio di Comune e Regione, lega la degustazione del prodotto enologico alle tradizioni del paese, da sempre legato al suo vino tipico.
Si chiama “Vernaccia e tradizioni” ed è calendarizzata a settembre. Momento tra i più coinvolgenti della rassegna è quello della Cazzigadura, durante la quale – a Casa Sanna – viene messa in scena la rappresentazione dell’antica pigiatura dell’uva vernaccia. All’evento prendono parte anche i ragazzi delle scuole che imparano la modalità con la quale i loro nonni trasformavano i grappoli d’uva in mosto. L’uva Vernaccia, all’interno di un sacco di lino, viene messa dentro una vasca di trachite chiamato su laccu e schiacciata con i piedi da un esperto viticoltore, detto su cazzigadori. L’uva viene trasformata in mosto e poi trasferita dentro una botte di castagno. Per l’occasione vengono anche messi in mostra gli antichi attrezzi agricoli.
Altra manifestazione che si è ritagliata un importante ruolo nel panorama provinciale è Sa Spiseddadura, il rito tradizionale della spillatura della Vernaccia. La propone la Famiglia Orro di Tramatza, che apre le porte della propria azienda (dov’è stato allestito anche l’Ecomuseo della Vernaccia) con una serata dedicata appunto al vino Vernaccia di Oristano, in dialogo con la musica, l’artigianato, la cultura locale, la moda e il buon cibo.
Le botti disposte nel piazzale dell’azienda contengono il prezioso nettare di diverse annate. I presenti possono servirsi in autonomia, ma rigorosamente seguendo l’antica tecnica secondo la quale viene utilizza una porzione di canna, denominata su piseddu, da inserire in appositi fori praticati nelle botti per permettere la spillatura del prezioso vino.
Altro evento legato al vino del territorio, da non perdere, il motoraduno internazionale della vernaccia, in calendario a settembre a Riola Sardo.
Il Consorzio
Dal mese di ottobre del 2022 la promozione della Vernaccia Doc di Oristano è affidata al Consorzio di tutela, presieduto da Mauro Contini dell’Azienda Vinicola Attilio Contini. Vicepresidente è Davide Orro dell’Azienda Agricola Famiglia Orro di Tramatza. E insieme a loro compongono il CdA altri quattro soci fondatori: Giuseppe Ponti (Cantina della Vernaccia di Oristano), Gianni Serra (Azienda Vitivinicola f.lli Serra di Zeddiani), Mauro Putzolu (Azienda Vitivinicola S’Anatzu di Baratili San Pietro) e Giuseppe Ponti (Azienda agricola Il Melograno di Riola Sardo).
I soci sono supportati dall’agronomo-enologo Aldo Buiani e da Coldiretti Oristano. Il Consorzio si occupa di tutelare e valorizzare la Vernaccia.
L’impulso per la nascita del Consorzio è stato dato dalla proposta di Legge regionale 293 – “Valorizzazione del vitigno Vernaccia e vino Vernaccia di Oristano Doc”. Il primo firmatario è stato il deputato ed ex consigliere regionale Francesco Mura, che ha condiviso la proposta con i consiglieri regionali Antonio Mario Mundula e Fausto Piga.
Dicono della Vernaccia
È celebre la descrizione che della Vernaccia ha dato, alla fine dell’Ottocento, professor Sante Cettolini, preside della Regia Scuola di Viticoltura e di Enologia di Cagliari, tanto che è stata inserita nel disciplinare di produzione: “La Vernaccia di Oristano va giudicata con i sensi e non con gli strumenti del chimico. E’ il suo aroma che vale, è la delicatezza del suo assieme che ti conquista; è quel suo curioso sapore di frutta, di amarognolo, pieno di grazia, che non vi stanca mai, anzi vi seduce…… Uno dei più strani, uno dei più pregevoli, uno dei più desiderabili vini che la Provvidenza ha elargito a chi vive in quella zona del Tirso…….”.
Luca Gardini, sommelier campione italiano nel 2004 e nel 2009 campione europeo, oltre che miglior sommelier del mondo 2010 per la Worldwide Sommelier Association, recentemente (giugno 2023) ha inserito la Vernaccia di Oristano DOC Flor 2019 di Contini nella selezione di vini da bere in vacanza per l’estate 2023 e l’ha descritta come “Una Vernaccia inedita e indimenticabile, dal processo produttivo di grande raffinatezza, uno degli apici del vino isolano, da un marchio che ha dedicato molto della sua ricerca qualitativa proprio a questa tipologia. Naso con note complesse, albicocca, noce tostata, fiori di zagara e scorza d’arancia, palato di magnetica croccantezza, persistente, con ritorno della frutta secca tostata”.
Cosa vedere
Il territorio della Vernaccia di Oristano racchiude importanti ricchezze storiche e ambientali che il visitatore può apprezzare. Le spiagge sono tra le più note della provincia: Is Arutas con i suoi chicchi di quarzo o Sa Mesa Longa – “La tavola lunga”, che deve il suo nome a una barriera naturale di arenaria, che la protegge dal maestrale e la rende quasi una piscina naturale, adatta per i bambini.
Il territorio è anche ricco di stagni: c’è quello di Cabras, tra i più grandi d’Europa. Si compone delle aree umide di Mistras, Pauli ‘e Sali e Sal’e Porcus – nel territorio di San Vero Milis – e insieme compongono un sito di interesse internazionale, secondo la convenzione di Ramsar. Sempre nel territorio di San Vero Milis c’è lo Stagno sa Salina Manna, dove in primavera si possono ammirare i fenicotteri rosa. Anche a Santa Giusta è presente uno Stagno, che per grandezza è il terzo in Sardegna. Qui ogni anno si svolge la regata di Is Fassonis, le imbarcazioni tradizionali realizzate con il giunco palustre.
Dall’ambiente alla cultura: il territorio offre molto da vedere. Restando a Santa Giusta è imprescindibile una visita alla Basilica, considerata un gioiello di architettura romanica.
Sito di grande interesse è anche il Parco dei Suoni di Riola, nato dalle cave di arenaria dismesse di su Cuccuru Mannu, nei pressi del centro abitato. Il Parco ospita numerosi concerti internazionali.
A Cabras è possibile vedere le statue dei Giganti di Mont’e Prama, ospitate nel Museo Giovanni Marongiu di Cabras e il sito archeologico di Mont’e Prama, dove sono state rinvenute. Poco distante c’è anche il villaggio di San Salvatore, scelto in passato anche come set per numerosi film western. Spostandosi verso la costa è possibile visitare il sito archeologico di Tharros, con le rovine dell’antica città.
Nella città Capoluogo di provincia tanti siti di interesse: la Torre di Mariano, segno delle antiche mura; la Cattedrale di Santa Maria Assunta, la più grande di tutta la Sardegna. E ancora, la vicina Chiesa di San Francesco, al cui interno è presente un crocifisso ligneo di Nicodemo. La città di Eleonora ha anche diversi musei: è possibile visitare l’Antiquarium Arborense, che custodisce reperti provenienti da Tharros e dalla penisola del Sinis e la Pinacoteca comunale “Carlo Contini”, la cui collezione permanente ospita opere pittoriche di grande valore. All’interno vengono promosse anche interessanti esposizioni temporanee. La Pinacoteca si trova nell’Hospitalis Sancti Antoni, sede della Biblioteca Comunale e di Terracotta, Centro di documentazione della Ceramica.
[ Progetto realizzato in collaborazione con l’Assessorato al Turismo della Regione Sardegna ]