Giovedì, 12 ottobre 2023
“Si deve fare la guerra alle mafie, poiché sono le mafie stesse a provocare le guerre. È questa commistione a generare i conflitti: abbiamo assistito a un fiorire di organizzazioni mafiose con la guerra in Ucraina e assisteremo ad altrettanto con quella in corso attualmente in Israele e Palestina. Il problema è che non c’è una volontà mondiale politica di fermare la guerra”.
Un messaggio esplicito quello lanciato da don Luigi Ciotti, sacerdote, presidente dell’associazione Libera, una delle figure di spicco del movimento contro le mafie, oggi al liceo classico “De Castro” di Oristano, per un’assemblea alla quale hanno partecipato gli studenti della scuola, ma anche diverse autorità e alcuni ospiti.
Giustizia, libertà, diritti per risvegliare la coscienza collettiva. Questi i temi portanti della mattinata.
Ad aprire l’incontro – rinviato di un’ora a causa di un ritardo sui voli aerei – i saluti del dirigente scolastico Pino Tilocca: “Don Luigi Ciotti è una delle figure più oneste e luminose del panorama nazionale. Abbiamo aspettato cinque anni per averlo qui. Questa scuola e Libera sono le mie unità di riferimento”, ha proseguito Tilocca. “Pace, accoglienza e condivisione sono le parole sulle quali strutturiamo il nostro progetto educativo e li ritrovo in Libera”.
Un pensiero è andato anche alla scrittrice Michela Murgia, scomparsa nell’agosto scorso: “Vorrei ricordarla nella nostra ultima conversazione”, ha detto Tilocca, rivolgendosi direttamente a don Ciotti. “In quei suoi ultimi giorni era arrabbiata per il trattamento riservato a Roberto Saviano. Allora le ho mandato una foto in cui c’eravate tu e lei e mi rispose: ’Questa è la tenerezza, Pino’. Ecco questa è una delle ultime frasi che ci siamo scambiati, so che voleva lo sapessi”.
La parola è passata a Sabrina Sanna, referente per le attività culturali del Liceo, che ha introdotto il lungo intervento di don Ciotti e illustrato gli argomenti scelti per una mattinata di riflessione: la pace, la lotta mafie e alla criminalità organizzata, l’immigrazione, il volontariato e il mondo della scuola.
Il discorso di don Luigi Ciotti è partito dal tema della pace e per oltre un’ora ha offerto uno spaccato sulle questioni più attuali (a causa dei tempi ridotti, non è stato possibile dare avvio a un dibattito).
“Oggi qui non è venuto don Luigi Ciotti: io rappresento tante storie, fatte di volti e vicende, poiché ho costruito la mia vita sul prossimo”, ha affermato il presidente di Libera, ripercorrendo le vicende che lo portarono a incrociare la sua strada con quella del magistrato Giovanni Falcone (ucciso per mano della mafia) in occasione di un seminario sulla lotta alla droga.
Povertà, ambiente e guerra sono centrali nella lotta per un mondo migliore. “Ricordiamo che la bomba più pericolosa non è quella all’idrogeno, ma la cosiddetta bomba M: la miseria”, ha affermato don Ciotti. “La povertà contribuisce a creare conflitti e rendere i poveri ancora più poveri. E davanti ai poveri anche in Europa continuiamo a costruire muri invalicabili, che sembravano essere scomparsi con la caduta di quello di Berlino”, ha continuato don Ciotti. “La prima vittima di ogni guerra è la verità, mentre i primi vincitori sono le industrie delle armi. Non si deve però dimenticare che la guerra non si fa solo con le armi, ma con quei poteri economici inquinanti. So che voi ragazzi ci aiuterete: abbiamo bisogno di liberare e impegnarci. Cominciamo dall’ambiente, liberiamo la natura dal dominio della finanza, che distrugge. Una finanza che mercifica i beni essenziali per la vita e li rende inaccessibili”.
“Le istituzioni sono sacre e come tali vanno preservate: da 150 anni nel nostro paese si parla di mafie, perciò non è un paese libero. Continuano a esserci parassiti, si nutrono del sistema e lo impoveriscono, nonostante la generosità e l’impegno di molti”, ha aggiunto don Luigi Ciotti. “I pacifisti non sono quelli che stanno in poltrona: sono i medici che danno una mano, i volontari nelle terre sperdute, le organizzazioni, i missionari. Sono tanti operatori che in modi diversi lottano contro le ingiustizie e sono operatori di pace. Quelli che si inventano di tutto per stare dalla parte di chi è in difficoltà. L’Italia non è un paese libero perché ha ancora bambini in povertà assoluta. Noi grandi abbiamo il dovere di conoscere e non essere superficiali. La conoscenza diventa fondamentale e crea consapevolezza, che ti fa scegliere da che parte stare. Diffidate dai professionisti della lamentela. Diffidate dei mormoranti. Non dicono mai niente, ma criticano, disprezzano e giudicano. I neutrali sono i più pericolosi. Non si può stare neutrali. Sono i ragazzi che dicono dei no e stanno dicendo dei no importanti. Dicono no alle cose che vedono: sull’ambiente sono partiti loro. Hanno detto loro dei no e ci trascinano. Vogliono essere ascoltati, vivono un momento di grande fragilità, vivono insicurezze e devono essere ascoltati”.
L’incontro di don Luigi Ciotti, presidente di Libera, al De Castro di Oristano, è proseguito su un altro grande tema d’attualità: l’immigrazione. “È un tema complesso, non semplificabile, che impone una seria riflessione. Dov’è la volontà mondiale di affrontare questo nodo? Non è un’emergenza del momento, ma un problema strutturale. Guerre, carestie ed eventi climatici impongono alle persone di lasciare la loro casa”, ha spiegato il presidente di Libera. “Dopo la Seconda Guerra Mondiale è nata la Costituzione, è nata la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo: lì è nata la libertà. Si deve essere liberi, tuttavia non contro o a scapito degli altri. La libertà è il primo dei beni comuni. Libertà deve essere per tutti, siamo dunque chiamati a impegnare la nostra libertà per liberare chi libero non è. Cominciando dalle persone più fragili che ci stanno accanto. Così si inizia l’accoglienza”.
La libertà va di pari passo con l’accoglienza. “La libertà è figlia della solidarietà, che sapete sviluppare tra di voi. Cosa impedisce a un paese civile di non riconoscere come cittadini italiani dei ragazzi nati qui, con genitori che sgobba o dalla mattina alla sera? Io so cosa lo impedisce: il consenso elettorale, le forze politiche. Questo è il discorso. L’Europa paga paesi dittatoriali senza diritti per tenersi persone. E a noi non importa”, ha dichiarato don Ciotti. “Con l’associazione Abele, abbiamo visto che in Africa ci sono le risorse, ma arricchiscono solo i paesi ricchi, che guarda caso respingono queste persone. È imperativo creare dei sentieri di legalità. Abbiamo bisogno di accogliere persone che ci arricchiscano con le loro competenze, non solo con manodopera fine a sé stessa. In Europa e Italia mancano persone, perciò dobbiamo trovare delle vie legali per far arrivare queste persone. Chi si ricorda della strage di Cutro? Quei sopravvissuti sono ancora rinchiusi in Germania. Facciamo celebrazioni, buttiamo in mare corone d’alloro e mazzi di fiori, ma la lezione che si impara sul momento passa e scompare”.
“Diventiamo orgogliosi delle nostre diversità, diventiamo capaci di tradurre le nostre capacità di cambiamento in forza di cambiamento. Non ci può essere democrazia senza partecipazione, né libertà senza giustizia sociale. C’è bisogno di tutti per un impegno collettivo. Non dobbiamo preoccuparci se siamo persone fragili, chi prende coscienza delle proprie fragilità è più forte e riesce a comprendere quelle altrui”., ha spiegato don Luigi Ciotti. “Si deve evitare l’errore più grande, ovvero vivere senza avere davvero vissuto”
Don Ciotti ha rivolto un appello ai ragazzi presenti: “C’è bisogno di voi ragazzi, per diventare insieme una forza generatrice. Giovani e adulti insieme per essere testimoni credibili: il futuro inizia dal presente e nel presente. Ci aiuta a liberare chi libero non è. Ci sono momenti in cui tacere diventa una colpa, parlare diventa un imperativo categorico: molti problemi sorgono con il nostro essere neutrali. Ci vuole una rivoluzione delle coscienze per scoprire le nostre responsabilità di cittadini. Impegnamoci per essere liberi tutti. Nella democrazia non ci sono mai conquiste scontate. Democrazia è un sinonimo di giustizia”.
“I diritti sono la spina dorsale della democrazia. Facciamo vivere la nostra costituzione e la Dichiarazione dei Diritti umani: non siano solo carta, ma strumenti di libertà. Ricordate che l’ultima mafia è la penultima, nei mafiosi l’imperativo è rigenerarsi. In Italia a fare la differenza è l’indifferenza. Passa negli italiani la normalizzazione del crimine. È diventata una delle tante cose: oggi loro sono diventati più forti e potenti, con una commistione che li favorisce. Siccome sparano di meno, allora si vedono meno”, ha concluso don Luigi Ciotti. “La scuola diventa luogo per approfondire e conoscere e sviluppare la coscienza. Ragazzi: andate a vedere la tomba di Emanuela Loi, vostra conterranea morta nella strage mafiosa di via D’Amelio e comprendete il suo impegno verso il prossimo. Siate come la formica, che ha due stomaci e usa quello più grande per nutrire le sue compagne. Impariamo tutti a dedicarci al prossimo”.
Una lezione per me che faccio il dirigente scolastico e per tutti i presenti. Don Luigi Ciotti è il vero leader della speranza. È stato veramente emozionante ascoltarlo.
Don Luigi Ciotti è un Grande e pratica, a differenza di tanti che continuano a fare celebrazioni, presenze, cerimonie e praticano Mafia
Come disse a Gavoi il magistrato Gherardo Colombo, la mafia è già nata quando si accettano piccoli compromessi contro la legalità…. Quindi se ci guardiamo vicino siamo sormontati da mafiosi! Solo la responsabilità e il rigore personale possono salvare noi stessi e il prossimo.
Don Ciotti piace alla gente che piace. Questa poteva essere l’occasione per incontrare una vasta platea di ragazzi di tutte le scuole secondarie ma come al solito si va nelle scuole della gente che “piace”
Si è persa l’occasione di creare un bacino più allargato di giovani che possano maturare uno spirito critico sulla mafia. Peccato
Don Ciotti piace a tanti e non sempre alla gente che piace. I suoi discorsi e insegnamenti si possono trovare anche fuori dal Liceo che lo ha ospitato. Basterebbe avere adulti più accorti che “ospitano” Don Ciotti anche nei loro cuori e nelle loro menti. La mafia comincerebbe a scemare…..
Mi perdoni Elisabetta gli adulti a cui lei si riferisce sono i dirigenti scolastici? Leggendo il primo post credo si riferisca a loro. Io come genitore posso solo segnalare la mancata occasione per fare una scuola che sia fucina di coscienza per tutti i giovani al di la di quello che i ragazzi ricevono come educazione e come valori dai propri genitori