Il Comune ha perso la causa, 86.000 euro da pagare per l’esproprio di un’area

Oristano Est, via libera dal Consiglio al debito fuori bilancio

La riunione di ieri del Consiglio comunale – Foto Ufficio Stampa Comune di Oristano

Venerdì, 17 novembre 2023

Il Consiglio comunale di Oristano ha deliberato (14 voti a favore) il riconoscimento di un debito fuori bilancio di 86.240 euro derivante da una sentenza esecutiva della Corte d’Appello di Cagliari. La proposta di delibera è stata illustrata in aula dall’assessore al Bilancio Luca Faedda.

“Si tratta del caso di un esproprio di un’area di 757 metri quadrati inserita nel programma Oristano Est. Il valore di esproprio”, ha detto in aula Faedda, “era stato determinato in 23.845 euro, ma il proprietario aveva impugnato il provvedimento, non ritenendo congrua la cifra. La Corte d’Appello di Cagliari ha rideterminato il valore in 83.270 euro e condannato il Comune al pagamento di 86.240 euro: l AOMM comprende 59.424 euro quale differenza tra il valore stabilito dall’ordinanza della Corte d’Appello e quanto determinato dal Comune di Oristano, 3.396 euro quale quota interessi e 23.419 euro per spese legali”.

Nella seduta di ieri il Consiglio comunale ha invece respinto (13 voti contro, 7 a favore, 1 astenuto) l’ordine del giorno dei consiglieri Efisio Sanna, Umberto Marcoli, Carla Della Volpe, Francesca Marchi, Francesco Federico, Massimiliano Daga, Giuseppe Obinu e Maria Obinu sul disegno di legge di attuazione della autonomia differenziata.

Il documento è stato illustrato da Efisio Sanna (Oristano più) che ha sottolineato l’importanza dell’argomento: “Il tema interessa tutti noi. Il trasferimento di competenza di 23 materie dello Stato deve essere affrontato con cautela, rispettando l’eguaglianza e i diritti dei territori deboli, e questo desta grande preoccupazione. La nostra idea di specialità della Sardegna è ben diversa, anche se proviamo molta amarezza per come è stata interpretata finora”.

“Preoccupa”, ha detto Sanna, “che questo disegno di legge preveda che, trascorsi 12 mesi dalla stipula dell’intesa tra Stato e Regioni, non essendo ancora stati approvati i livelli essenziali delle prestazioni, si possa dare corso all’utilizzo della spesa storica come criterio base. È un parametro che svantaggia il sud Italia e soprattutto la Sardegna. Le maggiori competenze delle regioni presuppongono una maggiore spesa, ma viene fatto salvo il principio dell’invarianza della spesa a carico dello Stato. Questo comporta che le maggiori spese saranno a carico della fiscalità generale”.

Con l’ordine del giorno, ritenendo che il modello di devoluzione regionalistico proposto non sia sostenibile per il delinearsi di un quadro economico-sociale non favorevole per il mezzogiorno, i consiglieri della minoranza chiedevano un impegno del sindaco Massimiliano Sanna e della Giunta a chiedere al Governo e al Parlamento il ritiro del disegno di legge sull’autonomia differenziata delle regioni a stato ordinario; esigevano la definizione dei Lep, costi e fabbisogni standard e fondi perequativi; rivendicavano che qualsiasi processo di autonomia regionale non si traducesse in un accentramento in danno ai comuni e alle autonomie locali; e rivolgevano un appello al Consiglio regionale per la promozione di un grande dibattito sul tema della autonomia differenziata.

Nel dibattito Gianfranco Porcu (Psd’Az) ha sottolineato la “difficoltà ad affrontare con competenza argomenti così complessi: affrontarli in una sede come il Consiglio comunale è stimolante, ma rischioso perché trasferisce in quest’aula un dibattito politico che avviene in altre sedi. Non c’è un contributo costruttivo frutto di un approfondimento della tematica”. 

Per Sergio Locci (Aristanis) “il disegno di legge desta preoccupazione e credo sia utile un dibattito sulle nostre competenze per esprimere il mio dissenso rispetto a questa proposta”. 

Gianmichele Guiso (Psd’Az) ha detto che “la discussione parlamentare, sede deputata ad affrontare la questione, non è ancora iniziata e non c’è un quadro completo sul progetto di autonomia differenziata. Evidenzio che l’Anci ha affrontato il tema proponendo un documento in rappresentanza dei comuni italiani”.

Secondo Carla Della Volpe (Oristano più) “le istituzioni locali finora non sono state coinvolte e invece i comuni devono partecipare a questo dibattito. Il dibattito è stato un po’ annacquato. Per questo motivo è fondamentale questa discussione, così come è fondamentale che si sviluppi una discussione ampia per capire se questa legge perseguirà il bene comune, oppure se si rischi una ingiustizia”.

“La Sardegna ha un gap istituzionale perenne, a differenza di altre regioni che hanno avuto più forza di noi”, ha evidenziato Umberto Marcoli (Oristano più). “La Sardegna è un’isola e per ragioni evidenti non può essere paragonata ad altre regioni d’Italia. La Sardegna ha bisogno di un patto per lo sviluppo su cui tutti dovremmo essere uniti”.

Francesco Federico (Oristano democratica e possibile): “L’ordine del giorno non mette in discussione il principio dell’autonomia. Le tre regioni più ricche d’Italia hanno presentato questa proposta chiedendo l’autonomia differenziata contando di poter accedere a un aumento delle risorse. La conseguenza sarà che il nord sarà un’entità a sé, mentre il sud sarà ridotto a poco meno di una colonia”.

Al sindaco Massimiliano Sanna la conclusione del dibattito: “La Costituzione prevede la possibilità per le regioni a statuto ordinario di chiedere forme e condizioni di autonomia, ma disposizioni come queste vanno prese in considerazione tenendo conto delle peculiarità delle singole realtà territoriali e garantendo in tutti i territori diritti civili e sociali equi e uniformi. La discussione sulle opportunità di questo disegno di legge va portata a livello generale all’interno di organizzazioni come Anci e Cal che stanno già dando indicazioni a tutela dei comuni. Tutto va analizzato con una visione globale che non può essere declinata in maniera isolata, sarebbero opportuni convegni e conferenze informative per avere consapevolezza sui rischi e sui benefici. Prima occorre conoscere e sapere, e poi agire per eventualmente prendere posizione sull’attuale disposizione”.

“La mia storia politica è fatta di impegni sull’autonomia della Sardegna: le forze politiche in cui ho militato ne hanno fatto una bandiera e lo testimonia, ad esempio, l’importante battaglia sull’insularità”, ha proseguito il sindaco Sanna. “Prima di parlare di autonomia differenziata si deve rispettare il principio di insularità previsto all’articolo 119 della Costituzione modificato nel 2022. Lo Stato ci deve riconoscere i fondi per i trasporti, per la mobilità e per tutto ciò che riguarda la modifica dell’articolo 119 che riconosce a livello costituzionale le peculiarità della condizione insulare e l’esigenza di garantire a tutti i cittadini uguali condizioni di fruizione dei diritti fondamentali, così attenuando gli svantaggi derivanti dalle difficoltà di connessione. Quando verrà riconosciuto concretamente questo principio, allora si potrà parlare di autonomia differenziata. Rispetto all’ordine del giorno proposto dai consiglieri della minoranza, lo posso anche condividere dal punto di vista regionalistico ma lo ritengo in anticipo rispetto ai tempi”.

Su proposta dell’assessore all’Urbanistica Ivano Cuccu è stato approvato all’unanimità (19 voti a favore) l’atto di ricognizione e di indirizzo attuativo delle zone di riqualificazione urbana C2ru di Sa Rodia. “Attraverso la ricognizione”, ha spiegato Cuccu, “si sta cercando di riorganizzare quel comparto dando la possibilità, a chi lo volesse, di aderire al consorzio di fatto e procedere con il versamento degli oneri per le opere di urbanizzazioni generali fino al 31 dicembre 2023”. 

Nel corso del dibattito sono intervenuti Fulvio Deriu (presidente della Commissione Urbanistica), che ha ricordato i lavori della Commissione che ha accolto la proposta all’unanimità, ed Efisio Sanna (Oristano più), mentre il dirigente tecnico comunale, l’ingegner Giuseppe Pinna, ha fornito i chiarimenti tecnici sulla delibera.

Il Consiglio comunale, infine, ha approvato all’unanimità (18 voti a favore) la mozione urgente del consigliere Umberto Marcoli sugli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e cavidotto Tyrrhenian Link. “La mozione”, ha spiegato l’esponente di Oristano più, “nasce dall’esigenza di fare una valutazione sulla situazione in via di sviluppo sull’energia in Sardegna per l’importanza che avrà nei prossimi anni. Questa è l’opera più importante del Mediterraneo e d’Italia dei prossimi anni e vede impegnata la società Terna Rete Italia nella realizzazione del collegamento in corrente continua tra Sicilia e Sardegna che rafforzerà la connessione con il continente. La realizzazione di questo collegamento è essenziale per la stabilità, la sicurezza, l’integrazione delle fonti rinnovabili e l’efficienza dei mercati elettrici”.

La mozione impegna il sindaco e la Giunta a incoraggiare e sostenere la creazione di un tavolo regionale per affrontare la problematica, coinvolgendo le istituzioni locali, gli esperti del settore e la società civile. Impegna inoltre a coinvolgere attivamente la cittadinanza e i portatori di interesse, promuovendo un processo partecipativo che consenta di generare una nuova opportunità di sviluppo economico e di sostenibilità ambientale e a favorire la diffusione di informazioni istituzionali sul coinvolgimento di tutti gli attori del territorio, cittadini e imprese, al fine di promuovere una partecipazione informata e responsabile”.

Nel dibattito Gianfranco Porcu (Psd’Az) ha auspicato forme di compensazione per l’utilizzo del territorio sardo. Efisio Sanna (Oristano più) ha ricordato che “il 61% dell’energia prodotta in Sardegna viene consumata nell’isola, il 34% viene esportato. Ciononostante importiamo energia. Ai sardi poco e niente rimane del consumo del territorio. Serve indipendenza energetica. Il progetto della Tyrrhenian Link non può che essere valutato in maniera positiva”. 

Per Giuliano Uras (Sardegna al centro 20venti) “davanti alla possibilità della realizzazione di questa infrastruttura nasce la valutazione relativa al vantaggio che deriverà per i sardi dall’utilizzo del loro territorio. Noi di volta diamo la possibilità a gruppi di speculatori internazionali di depauperare la nostra terra senza lasciare nulla al nostro territorio. Questa è una infrastruttura che favorisce la speculazione”.

Sergio Locci (Aristanis): “Vorrei capire quali sono le ricadute per il territorio e come si colloca il nostro territorio nelle politiche regionali dell’energia”.

Fulvio Deriu (Fdi) ha condiviso lo spirito della mozione, ma anche gli interventi di Giuliano Uras ed Efisio Sanna sui temi legati alla produzione di energia e all’utilizzo dei territori. L’assessore all’Energia Ivano Cuccu, infine, ha chiuso il dibattito rilevando l’importanza dell’opera “che è una delle più importanti in realizzazione in Italia. Evidenzio che la mozione ha già raggiunto il suo obiettivo nel momento in cui ha consentito al Consiglio comunale di discutere sull’importante tema dell’energia”.

2 Commenti

  1. Per quello che riguarda la perizia circa l’esproprio dell’area in questione,mi piacerebbe sapere se tale perizia è stata fatta da A.I. oppure da un tecnico del Comune, pagato da noi. In quest’ultimo caso siamo stati o siamo ancora in “buone mani”. Per carità!

  2. Questa è un’opera utile solo agli speculatori, che vorrebbero trasformare la Sardegna in una discarica, con impianti pagati in gran parte da noi – attraverso i fondi del PNRR – quindi indebitando figli e nipoti per i prossimi trenta anni. Inoltre, il prezzo dell’energia sarebbe comunque quello deciso in Olanda e negli Usa e inoltre, attraverso le ZES, questi “galantuomini” non pagherebbero nemmeno le tasse in Italia. Comunque non dobbiamo preoccuparci, perché siamo in buona compagnia, dal momento che hanno presentato progetti speculativi analoghi in tutto il centro-sud Italia, quindi dobbiamo domandarci: se la Sardegna produrrà energia per 50 milioni di abitanti e se lo stesso faranno anche tutte le altre regioni del centro-sud, esporteremo energia in tutta Europa? non credo, il Regno Unito, ad esempio, sta realizzando il più grande impianto eolico offshore al mondo, ma a condizioni molto diverse: l’impianto sarà realizzato a distanza di 80 miglia dalla costa (130 km, come se gli impianti offshore della Sardegna di realizzassero davanti alla costa della Tunisia); è stato fatto un appalto, aggiudicato alla azienda che ha offerto “il prezzo più basso” per cittadini e aziende inglesi per i prossimi 30 anni; sono stati valutati per lo stesso periodo tutti i costi di gestione e manutenzione (per evitare che ci siano aumenti dei costi e contenziosi con l’impresa, questione di cui a Oristano si potrebbero scrivere libri); sono state chieste garanzie reali sullo smaltimento degli impianti a “fine vita”, per evitare che i costi ricadono sulla collettività, come è sempre avvenuto per le miniere e le aziende impiantate in Sardegna. Vogliamo essere cornuti e mazziati anche questa volta?

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