Dagli anni Ottanta alla Sartiglia col saturno in testa e l’abito da sacerdote: “Il Carnevale lo vivo così”

Pierpaolo Spano, 73 anni, racconta com'è nato il travestimento da prete, diventato una tradizione

Pierpaolo Spano

Giovedì, 1 febbraio 2024

Da quarant’anni, la domenica e il martedì di Sartiglia passeggia per le vie del centro di Oristano con l’abito nero da sacerdote, il colletto bianco e il saturno in testa, eppure i voti non li ha mai presi. Pierpaolo Spano, 73 anni, oristanese, il Carnevale lo vive così. “Non voglio mancare di rispetto alla Chiesa né i sacerdoti”, tiene a precisare, “non è nel mio intento. Capita che qualche sacerdote mi fermi e mi abbracci fraternamente, questo perché non si sentono offesi da me”.

In pensione dal 2009, Spano è stato un’impiegato statale e per trent’anni ha lavorato in città all’Istituto tecnico “Lorenzo Mossa”. Ha iniziato a vestirsi da prete per la Sartiglia all’inizio degli anni Ottanta. “All’epoca”, racconta tornando con la memoria indietro nel tempo, “facevo parte di una compagnia teatrale di Solarussa, L’Orbace. Portammo in scena un’opera del commediografo Antonio Garau e in quell’occasione vestii per la prima volta i panni del sacerdote, sul palcoscenico. Poi indossai lo stesso abito per Carnevale e da allora l’ho sempre fatto e spero di continuare a farlo in futuro, fino a quando la salute mi assisterà”.

“L’abito da sacerdote”, continua Pierpaolo Spano, “non è una replica. È originale, ma sconsacrato. Il Carnevale lo vivo così, con il sorriso, ma la mia non è una pagliacciata. Anzi, prete lo divento davvero quando alla Sartiglia incontro qualche giovane brillo che utilizza un linguaggio scurrile: allora mi arrabbio e chiedo che si rispetti l’abito che porto”.

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