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mercoledì, Febbraio 5, 2025

Il sindaco Sanna in Regione: “Dipendenti comunali in fuga, troppi squilibri negli stipendi”

Ieri nella Commissione Autonomia si è parlato del comparto unico della Pubblica amministrazione

Mercoledì, 5 febbraio 2025

“Occorre un intervento urgente per equiparare il trattamento di tutto il personale della pubblica amministrazione. Si rischia la paralisi del settore”. Il sindaco di Oristano, Massimiliano Sanna, ieri è intervenuto nella seduta della Prima Commissione Autonomia del Consiglio regionale, riunita per le audizioni dei primi cittadini sulla proposta di legge per l’istituzione del comparto unico di contrattazione Regione-Enti locali.

Oltre a Sanna erano presenti i sindaci di Cagliari, Massimo Zedda, di Sassari, Giuseppe Mascia, di Lanusei, Davide Burchi, di Tortolì, Marcello Ladu, di Iglesias, Mauro Usai, di Carbonia, Pietro Morittu, e il commissario del Comune di Nuoro, Giovanni Carmelo Pirisi. Da tutti è arrivato un giudizio positivo per il percorso intrapreso dalla Commissione, con l’invito ad individuare le soluzioni migliori per una proposta di legge condivisa e capace di superare le criticità che si incontreranno nell’iter legislativo.

Tutti i sindaci hanno evidenziato le difficoltà in cui si trovano a operare i Comuni, alle prese con una cronica carenza di personale: “Il divario retributivo dei dipendenti comunali rispetto a quelli della Regione e delle agenzie regionali”, hanno detto, “è il principale problema da risolvere. In questi anni sono tantissimi i dipendenti che hanno scelto di lasciare i Comuni per un posto più remunerativo”.

Questo l’intervento del sindaco di Oristano Massimiliano Sanna: “La disparità economica e giuridica dei dipendenti del comparto pubblico è una questione che tocca profondamente il cuore del nostro sistema amministrativo locale. Impone la necessità di attuare con urgenza il comparto unico del personale della pubblica amministrazione per la Sardegna. Il divario economico relativo alle retribuzioni del personale degli enti locali è una realtà iniqua e ingiustificabile. Questa disparità ha conseguenze dirette e tangibili sulla motivazione e sul coinvolgimento dei nostri dipendenti, che ogni giorno si trovano a lavorare sotto una pressione costante”.

“I dipendenti comunali, oltre a rispondere alle direttive dei propri responsabili, devono fare i conti con le richieste degli assessori e, non ultimo, con le aspettative dei cittadini”, ha detto Sanna. “Questa complessa situazione operativa, unita alla cronica difficoltà nel trattenere e reperire risorse umane adeguate, sta causando un vero e proprio esodo dai Comuni. Non possiamo ignorare che il Comune, in quanto istituzione vicina al cittadino, soffre più di altri enti di questa crisi. A riprova della gravità del quadro, evidenzio come il sistema dei concorsi non tuteli gli enti che li bandiscono. Il Comune di Oristano nel 2022 ha bandito un concorso per 11 funzionari a tempo indeterminato, dalla graduatoria sono stati chiamati 25 idonei e oggi solo 4 di quei 25 sono in servizio presso il nostro Comune. Questo ha reso necessario bandire un nuovo concorso, con un ulteriore dispendio di risorse e tempi burocratici”.

“Solo nell’ultimo anno il Comune di Oristano ha subito 29 cessazioni dal servizio, sei delle quali per pensionamenti, mentre le restanti sono dovute a trasferimenti presso altri enti, a testimonianza di quanto la nostra amministrazione soffra la concorrenza di altre realtà che offrono condizioni migliori. Un esodo di 23 dipendenti”, ha aggiunto Sanna, “corrisponde al 10% della forza lavoro del nostro ente. Il comparto unico è un obiettivo necessario e raggiungibile. Trova il suo fondamento nel nostro Statuto regionale, modificato dalle leggi costituzionali n° 2 e n° 3 del 1993, che all’articolo 3 conferisce alla Sardegna la potestà legislativa in materia di ordinamento degli enti locali e del personale”.

“La Regione Sardegna”, ha precisato il sindaco di Oristano, “ha già previsto il comparto unico con la legge regionale 9 del 2006. Ma, a quasi due decenni da quella previsione, l’attuazione concreta è ancora un sogno lontano. Eppure, non dobbiamo reinventare nulla: altre regioni come la Valle d’Aosta e il Friuli Venezia Giulia hanno già introdotto questo strumento, e oggi possiamo imparare dalle loro esperienze per evitare errori e accelerare il nostro percorso. Siamo tutti consapevoli che l’ostacolo principale è l’impatto che questa riforma avrebbe sulla finanza pubblica, che è di competenza statale. Tuttavia, la nostra Regione ha uno strumento importante che altre regioni non hanno: la negoziazione, sancita dalla legge sul federalismo fiscale e ribadita da numerose sentenze della Corte costituzionale. Questo ci offre un’opportunità unica per portare avanti la questione del comparto unico in modo sostenibile dal punto di vista economico. Non si tratta solo di un’equiparazione economica, ma di una questione di equità e di crescita. Il comparto unico, infatti, risponde a una delle macrofinalità del Pnrr: creare un allineamento economico e sociale che offra pari opportunità di sviluppo a tutti i cittadini, in tutto il territorio sardo”.

“Nei mesi scorsi, ad Alghero, in occasione degli stati generali del Consiglio delle autonomie locali, si parlò diffusamente del comparto unico. La presidente della Regione Alessandra Todde, pur dichiarandosi favorevole all’istituzione del comparto unico, spense ogni facile entusiasmo annunciando che non sarebbe stato possibile istituirlo nell’arco di questa legislatura. Io lancio un appello che è un grido d’allarme”, ha concluso Massimiliano Sanna: “il tempo per attuare il comparto unico è adesso. Dobbiamo agire, in modo determinato ma consapevole, trovando un equilibrio tra le esigenze finanziarie e la dignità dei nostri dipendenti. Questa non è una scelta politica, è una necessità amministrativa e sociale. È necessario un impegno collettivo, una collaborazione tra tutte le istituzioni coinvolte, affinché la Sardegna possa finalmente dotarsi di un sistema più equo e giusto per tutti. Bisogna scongiurare il pericolo del ripetersi di quanto sta già avvenendo nel sistema sanitario duramente provato non solo dalla carenza di medici ma anche dalla forte attrattività dei principali poli a discapito delle realtà periferiche. È urgente intervenire con soluzione adeguate e tempestive che impediscano la crisi del sistema delle autonomie locali”.

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